Quando abbiamo realizzato il sito web www.sardegnaturismo.it, nel 2015, avevamo rilevato che la motivazione culturale era la più cliccata dal campione di turisti selezionati per le interviste.
Musei, mostre, storia, tradizioni, il turista ricercava un modo più completo, più appagante di trascorrere le vacanze in Sardegna che gli consentisse di andare oltre il balneare. Voleva immergersi nella nostra cultura, comprenderla e viverla in modo autentico.
Scoprire questa propensione, documentandola, diventava quasi un problema. Le istituzioni (Assessorato regionale al turismo in primis) stavano prendendo consapevolezza che il lavoro di promozione di una Sardegna piegata al balneare, svolto sino a quel momento, non era più l’unica risposta che soddisfava il turista.
Da allora a oggi che cosa è cambiato? Come stanno le cose oltre gli annunci che sentiamo ogni tanto attraverso i megafoni dei media che si offrono petto in fuori al politico di turno?
La risposta è quasi scontata. Poco!
Continuiamo ad assistere a fughe in avanti da parte dei due assessorati coinvolti, Turismo e Beni culturali, ma senza che facciano "Sistema" tra di loro. Eppure l'assessore Gianni Chessa non manca di ricordarcelo che senza l'unità di intenti e di azione non c'è futuro.
I luoghi della cultura (musei, siti archeologici) fanno riferimento ai Comuni e Regione, alle Fondazioni e direttamente al MIBACT.
Per questo è ancor più fondamentale che a fare Sistema con tutte queste istituzioni sia la Regione favorendo la promozione presso i sardi e i turisti che soggiornano da noi per 15 milioni di giornate.
Solo così sarà possibile includere a pieno titolo i tantissimi luoghi della cultura nell'offerta turistica.
La Regione, a vedere come si sta muovendo, non ha capito che il fenomeno turistico manifesta cambiamenti epocali non solo per la forte propensione alle consultazioni e acquisti online ma perché esige di vivere la vacanza immersa nei luoghi.
È proprio questa cornice esperienziale, da promuovere prima di tutto on line, che fa la vera differenza e amplia le opportunità che possiamo costruire nella nostra terra rispetto alle offerte turistiche All inclusive offerte dai Resort che vogliono mantenere il controllo del turista e della sua capacità di spendita.
Analizzando il fenomeno turistico nel periodo estivo è possibile rilevare che le strutture ricettive alberghiere e extra alberghiere potrebbero fare molto per favorire lo scambio di esperienze tra il turista e le tradizioni locali. E se lo facessero si aprirebbe un canale bidirezionale (principio dei vasi comunicanti) che è la modalità migliore per garantire la valorizzazione dell’esperienza umana tra residente e turista e tra turista e residente.
Offrire un messaggio di inclusione non è mai fuori luogo anche quando il turista è, apparentemente, poco interessato.
La Sardegna ospita una forte percentuale di turisti che la scelgono per scoprire le bellezze naturalistiche e ambientali oltre che cogliere la profondità della nostra storia.
La ricerca sempre più sentita di scoprire i luoghi che ci riconciliano con la natura e con le culture locali sta crescendo in termini di domanda turistica e la Sardegna scopre che ha molto da offrire e ha molto da fare (nel senso che è indietro) per potersi giovare di questo filone.
Frequentare i luoghi della cultura e della tradizione, ambiente e natura, per scoprire dove stai trascorrendo le tue vacanze estive è vissuto a volte come secondario, e in buona percentuale sicuramente lo è. Diventa, invece, sicuramente primario già a partire da ottobre e sino a maggio man mano che si spegne la forza della domande balneare.
In queste due infografiche (Fonte Ufficio statistico regionale) https://tabsoft.co/2KhN4Fc in fase di aggiornamento ai dati 2018, è possibile rilevare la stagionalità del sistema alberghiero e la forte espansione di quello extra alberghiero. Dalla rappresentazione emerge chiaramente che il turismo che si svolge nei mesi ottobre-aprile è verosimilmente sbilanciato verso la ricettività extra alberghiera soprattutto nei territori dell’interno e nei borghi a causa dell'assenza di strutture alberghiere che in molti casi sarebbero antieconomiche.
Per questo ritengo che sia importante includere con progetti di promozione il comparto extra alberghiero affinché colga le opportunità collegate al territorio e le sviluppi consapevolmente.
La Sardegna ha tantissimi luoghi della cultura, musei, siti archeologici, mostre, monumenti capaci di mostrare la profondità della storia millenaria che ha inciso in tutto il mediterraneo e nord Africa con forme di contaminazione che ci ha portato a diventare navigatori, guerrieri, astronomi.
La raccolta dei numeri sulle presenze (visitatori) nei luoghi della cultura (Statali e civici) ci mostra che esiste una richiesta di servizi, nonostante i siti statali mostrino una flessione di presenze del 9% tra il 2018 e il 2017.
La infografica visibile a questo link http://bit.ly/2O8ODVI mostra una presenza molto significativa di siti in tutto il territorio isolano costituendo un ecosistema proattivo e capace di creare valore nel territorio.
Le iniziative vanno supportate e sostenute soprattutto nella comunicazione e promozione. E la mancanza di un numero di visitatori paganti, sufficiente a garantire la sostenibilità finanziaria e organizzativa, completa il quadro a volte drammatico in cui versano le Cooperative che hanno in gestione i siti.
Il data set che abbiamo elaborato, con il supporto dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Sardegna, ci racconta una rete culturale che tra i siti statali e civici ha raccolto oltre 1 milione di presenze.
La infografica sulle presenze mensili (siti statali) ci mostra che la maggiore presenza è durante la stagione estiva a conferma della stagionalità anche dei luoghi della cultura.
Se rapportiamo il numero di visite nei luoghi della cultura con le presenze turistiche dichiarate dall’Ufficio statistico regionale (15 milioni nel 2018) o con quelle più verosimili estratte dai portali Airbnb e Booking (+ 50% rispetto a quelle ufficiali) emerge che se vogliamo valorizzare i beni culturali a favore del turismo è indispensabile avviare un’azione promozionale da parte delle istituzioni regionali e da parte dei tour operator superando gli attuali modelli commerciali che puntano a movimentare i clienti negli spazi e nei periodi a più alta reddittività. È indispensabile superare la logica commerciale soprattutto in assenza di una politica di divulgazione dei luoghi da parte della Regione.
Giusto per dare un dato, nel 2019 la Regione ha erogato 17 milioni di euro a favore dei gestori (Enti locali) dei luoghi della cultura. Sono soldi destinati a sostenere i costi del personale (spesso cooperative) per garantire i servizi essenziali ai visitatori.
Queste azioni di grande bontà e che premiano la lungimiranza delle istituzioni, anche per sostenere posti di lavoro collegati ai Beni culturali, non si completano nella filiera promozionale pregiudicandone la conoscenza ai turisti e anche a molti sardi.
Raccontarci con autoreferenzialità che abbiamo una storia millenaria senza spingere la visita dei luoghi della cultura non ci giova e rischiamo di apparire a tratti anche farneticanti indebolendo l’azione strategica di sviluppo della Sardegna che non aggancia il vero motore del fabbisogno manifestato dai turisti soprattutto per la mancanza di una presenza on line e nei canali di conversazione digitale.
Come ho scritto da poco: Non c’è peggior sardo di chi non vuol sentire! riferendomi proprio all’atteggiamento della politica regionale e spesso locale che stenta a intraprendere un’azione efficace per promuovere i siti, musei e mostre nello scenario nazionale e internazionale più favorevole.
Possiamo anche spostare le statue di Mont'e Prama nei principali musei d'Europa, ma non riceveremo il giusto riconoscimento se non svolgiamo contemporaneamente un'azione di comunicazione e promozione per incentivare le scelte della destinazione Sardegna.
È proprio questo scollamento e assenza di dialogo che pregiudica lo sviluppo dei canali di prosperità per i gestori dei luoghi della cultura e per il ricettivo.
Veniamo ora alle considerazioni che emergono dalla verifica di come la Sardegna si offre sui mercati nazionali e internazionali per promuovere i luoghi della cultura.
A parte la Fondazione Barumini - gestisce il sito statale Su Nuraxi e Casa Zapata - che si muove in modo vivace partecipando anche a Fiere internazionali, gli altri siti, statali e civici, hanno molte difficoltà a proporsi. Le cause principali sono riconducibili alla scarsa disponibilità finanziaria e all’organizzazione.
Allora la domanda che ci dobbiamo porre è: ma chi si deve occupare di promuovere la nostra storia millenaria e le tradizioni culturali fruibili sia in esterno con le manifestazioni, eventi, siti archeologici e sia in interno con i musei, mostre permanenti?
Abbiamo alcuni siti archeologici di grande pregio, musei, mostre, ma non li sappiamo o vogliamo collocare tra i prodotti turistici capaci di fare la differenza e competere nella formula culturale che si aggiunge a quella naturalistica e ambientale.
Soprattutto rilevo che la cultura del muretto a secco vige anche nell’ambito del prodotto turistico culturale. E la politica la pratica con talento!
La parte esperienziale dell’offerta turistica calata nel territorio appartiene soprattutto ai veri custodi della nostra terra che sono associazioni, piccole aziende, cooperative, guide turistiche e naturalistiche, gli stessi Enti locali. Auspicherei che anche i gestori dell’accoglienza extra alberghiera possano, in aggiunta ai soggetti appena elencati, essere i promotori del territorio perché lo vivono come fonte di guadagno e sostentamento.
Tutti questi soggetti rappresentano un’economia importante e tra questi l’extra alberghiero che vale oltre i 300 milioni di euro.
È evidente che questi interlocutori sono fondamentali per veicolare questo tipo di offerta e bene farebbe la Regione a occuparsene includendoli a pieno titolo nelle azioni promozionali
Proprio questa carenza ha fatto sì che la distanza tra i cosiddetti stakeholder (tipo quelli presenti il 8 novembre 2019 all’incontro organizzato dall’assessore Gianni Chessa) e i tanti operatori presenti nel territorio che accolgono, accompagnano, illustrano, ospitano, curano, i turisti che scelgono la Sardegna per le sue peculiarità culturali e naturalistiche si allarga a favore dei primi e con grave pregiudizio per i secondi che non possono giovarsi della promozione regionale per farsi conoscere e espandere la loro attività.
Solo qualche mese fa mi sono espresso contro il modello organizzativo delle Fiere della Regione Sardegna. Qui e qui si possono leggere le mie riflessioni.
I Beni culturali sono poco presenti alle Fiere e bisognerebbe far sì che partecipino e agiscano come soggetti commerciali.
La Regione ha investito ingenti risorse finanziarie in promozione del brand Sardegna vestito di spiagge e angoli a forte impatto emotivo. È giunta l’ora, se vogliamo valorizzare la nostra storia, che la Regione ponga lo stesso sforzo a favore dei beni culturali quali i Nuraghi e la Civiltà nuragica, solo per citare la più importante.
Il prodotto connesso alla nostra storia millenaria è davvero unico e non teme concorrenti come quelli che competono con le nostre spiagge e il mare cristallino.
Un ottimo esempio in Europa viene dalla regione Andalusa che è stata premiata con l’aumento di arrivi e presenze turistiche grazie proprio all’ampliamento dell’offerta di prodotti turistici basati sulla storia e cultura della regione.
Per chi desidera approfondire attraverso i dati i temi trattati in questo post ho preparato una sezione su Drive accessibile a questo indirizzo http://bit.ly/2XcqpOa dove si può scaricare tutto il materiale che ho consultato.
Grazie per essere arrivati sino alla fine di questa lunga riflessione.
Fonti:
Ufficio statistico Mibact (http://bit.ly/2KmHQ9D);
Ass.to Beni Culturali Regione Sardegna (http://dati.regione.sardegna.it/dataset);
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