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Immagine del redattoreSandro Usai

TURISMO. Prepariamoci alla sfida dei cambiamenti della rete sociale.


Foto di NickyPe da Pixabay

Il 2020 è come se il polo nord si fosse invertito con il polo sud. Ci troviamo davanti ad un mondo capovolto e incapace di elaborare il lutto creato da questa gigantesca e feroce pandemia.


Dopo i numeri che ci fornisce la Protezione civile sul Covid-19 ci sono gli altri numeri con le stime dei danni che subirà l'economia del turismo in conseguenza della pandemia.


Anche in Sardegna è atteso il tracollo del comparto turistico che stima di perdere oltre 10 milioni di presenze e oltre 2 miliardi di ricavi che ci porterà a impoverirci e ci costringerà ad arretrare, temo, anche culturalmente rispetto alla conoscenza sin qui maturata diminuendo, in futuro, la nostra capacità competitiva.


Il turismo è un comparto caratterizzato da una forte trasversalità dei processi che coinvolgono ad esempio:


  • Compagnie aeree e navali

  • Agenzie di Viaggi/Tour Operator

  • Ricettivo alberghiero e extralberghiero

  • Culturale e Eventi

  • Ristoranti

  • Servizi balneari

  • Turismo attivo, scolastico, congressuale

  • Enti pubblici


Ognuno di questi settori sostiene altrettanti sotto settori (agricoltura, artigianato, etc.) che risultano connessi come in una rete sociale mutuando interazioni di flussi finanziari e forza strategica collegata ai prodotti locali offerti/venduti.


Il crollo dei flussi turistici incoming colpirà prima di tutto gli operatori che fanno da front end che a loro volta si trascineranno dietro tutta la filiera dei beni e servizi collegati.

Come diretta conseguenza avremo il blocco delle prenotazioni e a cascata lo spegnimento di tutti i canali di approvvigionamento.


Stiamo prendendo consapevolezza del disastro e almeno chi riesce a rimanere lucido si sta ponendo le dovute domande come continuare a creare valore man mano che lo Stato allevierà le restrizioni che ci ha imposto e i Paesi europei mitigheranno i blocchi ai loro cittadini lasciandoli liberi di spostarsi.


Affinché si riprenda, il turismo ha necessità di certezze, sicurezze e un livello maggiore di attenzione ai servizi in questo momento di particolare fragilità sanitaria.

Siamo in un cul-de-sac che sembra lasciarci poche scappatoie per intraprendere subito nuove strategie capaci di orientare le scelte del turismo nel prossimo futuro.

Covid-19 inciderà moltissimo nelle prossime decisioni che il turista farà al momento di scegliere una destinazione turistica. Sicuramente, almeno per tutto il 2020, i turisti si muoveranno con prudenza e tenendo conto delle tante variabili che saranno davvero nuove nello scenario relazionale e del business turistico. A questo bisogna aggiungere che nei momenti di difficoltà crescono i perfidi affaristi e gli sciacalli creando ancora maggior diffidenza e destabilizzando il già debole mercato.


Allora qual è la prospettiva che ci attende? E, ancora, avremmo modo di ridisegnare i contorni di un comparto economico che anche se perderà valore farà di tutto per risollevarsi e recuperare un ruolo primario nella società?


Per intercettare i turisti post-Covid-19 dovremmo necessariamente individuare velocemente nuove forme di comunicazione e di marketing relazionale accompagnandolo con le seguenti attività:


  • Progettare spazi idonei a garantire ragionevole sicurezza per gli ospiti

  • Cambiare modi di intendere le relazioni umane

  • Dichiarare standard di pulizia molto elevati

  • Combinare il divertimento con nuove abitudini sociali


Cambieranno le interazioni sociali a cui siamo abituati e ci dovremmo abituare a stabilire relazioni sociali basate sull’esperienza profonda che ci ha lasciato il Covid-19.

Senza una ragionevole certezza che il virus possa essere almeno contrastato sarà difficile sviluppare ogni tipo di azione capace di alimentare modelli di business post-Covid-19.


La diminuzione della possibilità di sviluppare relazioni positive durante una vacanza mina alla base il turismo esperienziale che per sua natura arricchisce proprio l’uomo attraverso l’interazione con il prossimo e con la natura e l’ambiente.

Ripartire sarà dura! e ad oggi non vedo una possibile strada capace di stabilire nuove esperienze capaci di farmi pregustare una vacanza.


Aggiungo un altro dettaglio importante: bisogna approfittare di questo momento per ridiscutere del sistema di rilevazione delle presenze nel ricettivo affiancandolo con altri indicatori utili per comprendere il controvalore indotto dal turista presente in un territorio o meglio ancora quando è in mobilità. I contatti e le relazioni sono uno dei valori fondanti della società digitale che devono diventare lo scrigno dove custodire i risultati di un viaggio esperienziale completo seppur mitigato dalla presenza di altre persone.


Con le condizioni che si prospettano se parti da solo è verosimile che rimarrai da solo! Se parti in compagnia è verosimile che non devi aspettarti di conoscere e frequentare altre persone diminuendo così l’interazione sociale.


In questo momento il virus ha sconvolto la serenità delle persone che si rifletterà anche nelle scelte e modi di trascorrere una vacanza.


La socializzazione del fenomeno turistico è estratto dai social, elaborato da potenti algoritmi di sentiment, inquadrato per capacità di spesa e poi assunto nelle metriche del marketing.


È brutto dirlo ma stiamo diventando diversi e diffidenti verso tutti e tutto.


Nulla sarà uguale a prima. Almeno sino a quando gli scienziati non ci comunicheranno che hanno trovato una soluzione utile per garantirci il contrasto del Coronavirus!


Ecco perché per molti operatori del turismo non sarà uno stop and go ma un full stop con tutte le conseguenze sociali drammatiche che possiamo immaginare.


Il lato finanziario forse potrebbe anche essere superabile per un breve periodo. Temo di più l’incertezza che emergerà contro la certezza che avevamo sino a 40 giorni fa.


Anche la finanza mondiale, quella che era abituata a fotterci ogni giorno, appare meno spavalda. Se il mondo torna in una condizione di povertà diminuiscono le disponibilità e le persone opereranno scelte più oculate orientate al necessario e meno al superfluo.


Covid-19 ha minato fortemente anche i presupposti della società dei consumi costruita a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso e alimentata da modelli pubblicitari condizionanti e sbilanciati. Con i poveri si fanno meno affari e siccome sono proiettati alla sopravvivenza tenderanno anche a eliminare molti beni e servizi che sino ad oggi hanno garantito a loro volta il sostentamento della catena del valore capitalista.

E di questo ne risentirà anche tutto il modello di business delle principali piattaforme digitali.

Voglio pensare che la disgrazia che ci ha colpito potrebbe diventare una importante opportunità che ci vede responsabili delle decisioni che potranno determinare il prossimo modello di sviluppo dove potremmo vivere, forse, meglio di oggi.


Evitando di abbatterci, che non farebbe altro che peggiorare la situazione, voglio rivolgermi anche a me stesso con un invito a elaborare ogni iniziativa atta a farci vivere. Anche cambiando lavoro perché il turismo del 2021 difficilmente potrà garantire il mantenimento di tutte le imprese che c’erano fino a febbraio scorso.

Abbiamo conosciuto il Turismo e speriamo di poterlo ancora conoscere seppur con sembianze diverse.


Auguri di Buona Pasqua.


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