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Immagine del redattoreSandro Usai

TURISMO. Le ricadute sull’ambiente a causa del Covid-19


Foto gentilmente concessa da Giampaolo Cirronis

La foto di Tuerredda (Foto Giampaolo Cirronis) presa d’assalto dai vacanzieri (turisti + visitatori) è diventata emblematica di un modo di intendere il turismo che incontra molti critici tra i tanti sostenitori, anche molto rigorosi, del rispetto dell’ambiente e del contenimento della presenza umana nelle aree più vulnerabili.

Polarizzare la posizione tra chi è contrario a questa visione e chi è a favore è facile ma il risultato che può andar bene per la Sardegna non arriva se non cerchiamo di sviluppare il tema: Quale Turismo vogliamo per la Sardegna?


Risposte e progetti che esprimono un’idea chiara in questo senso non ne sono mai arrivati dalla Regione Sardegna che avrebbe il compito istituzionale di guidare lo sviluppo del turismo in un territorio delicato, critico e vulnerabile che andrebbe preservato soprattutto dove mostra segnali di sofferenza rispetto al turismo di massa.

A dir la verità in pubblico parlavano di carico antropico e poi sottobanco alimentavano altri modelli di sviluppo certamente poco coerenti con la filosofia di protezione del territorio.

Per chi vuole approfondire suggerisco un altro articolo riportato su Castedduonline https://bit.ly/2XRdPqf nel 2019.


Un dibattito a volte inutile

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un continuo scontro tra chi sostiene le tesi di superare i divieti di costruzione nella fascia dei 300 metri dal mare e chi invece si batte per mantenerla.

Naturalmente a favore di chi sostiene le nuove costruzioni (cubature) c’erano molte ragioni collegate soprattutto alla prospettiva di aumentare il turismo (presenze) a favore dello sviluppo economico (+ricchezza+posti di lavoro+sviluppo).

Il contrario lo sostengono quelli che si oppongono forti del fatto che molti hotel hanno un coefficiente di riempimento basso e non c’è giustificazione per avviare nuove costruzioni danneggiando (questo sì!) l’ambiente non fosse altro perché consuma territorio.


E la politica che dice? Per dirla a sa sarda: Abbastanza niente!


Sì perché Abbastanza può essere declinata sia verso il poco che verso il molto. Quindi è la parola giusta per il parlato politichese.


Speriamo che con il prossimo giro questa risposta arrivi e ci consenta di iniziare un percorso capace di garantirci un reddito onorevole (che non vuol dire che prenderemo lo stesso stipendio dei nostri consiglieri regionali o assessori) senza bruciare l’ambiente che abbiamo ereditato e che responsabilmente faremo bene a custodire.


Il turismo è fortemente polarizzato verso il profitto e in nome di questo affronta il mercato.

Il turista solo in parte è libero di scegliere la Destinazione dove trascorrere le sue vacanze perché risente della pressione mediatica creata dalle piattaforme digitali come Google e dei luoghi comuni costruiti ad arte. Soprattutto è incoraggiato a identificarsi nel messaggio dei luoghi che sono offerti dai grandi player che costruiscono le offerte turistiche.

Insomma il cittadino è invitato a diventare turista scegliendo località che sono offerte (vendute) da grandi gruppi (Tour operator) che operano in un mercato fortemente competitivo e dove difficilmente mettono come chiave delle vendite la delicatezza dei luoghi che finiscono nelle brochure.

L’importante è vendere e anche la Regione Sardegna ha inseguito questo principio assumendolo come unico parametro di successo.


Successo per chi?

Se leggiamo i messaggi commerciali come viene presentata la nostra isola sembra che luoghi come i nostri non ce ne siano nel resto del mondo. Poi se analizziamo appena appena i flussi scopri che temiamo la concorrenza del nord Africa che si concentra soprattutto nelle offerte Tutto compreso.

Insomma o è falso che siamo davvero unici oppure questa unicità non è saputa offrire come tale e quindi soffre di un regime commerciale che invece è legato unicamente a chi propone la Sardegna guadagnandoci, questo sì, per il suo mare e bla bla bla.


Sembra che viviamo sopra un gioiello della natura abitato marginalmente da persone consapevoli di questo aspetto.


Ma per capire meglio il fenomeno del turismo in Sardegna è importante separare anche i cosiddetti stakeholder (businessman o imprese), che faremmo bene a sapere chi sono veramente per capire che cosa vogliono e che cosa si aspettano, rispetto agli altri stakeholder che rappresentano una forza non ricompresa nei tavoli di incontri e che siamo noi cittadini. Questi sono attualmente fantasmi per la politica.

Ormai non esiste un tavolo tecnico sul turismo dove non sono presenti le varie Conf... che naturalmente rappresentano i loro associati e, se coincidono, gli interessi dei sardi.


Anche tutti i ragionamenti collegati alla disoccupazione del personale stagionale, spesso anche precario e sfruttato, andrebbero un po’ analizzati attentamente.

Questa crisi sta dimostrando che ci dobbiamo organizzare in modo più flessibile e il lavoro stagionale non può assumere l’unico canale per salvarsi dalla povertà. Pensiamoci un attimo e magari anche qui qualche idea ci viene. Ne sono certo!


Se la politica, quella intelligente e colta, volesse prendere nota di questo sarebbe ora che iniziasse a rappresentare gli elettori e meno i grandi elettori che sono tali, spesso, per altri motivi legati agli interessi personali ma con lo stesso peso di rappresentanza davanti all’urna elettorale.


Allora mi chiedo se si può creare sviluppo evitando di ricorrere solo alla formula utilizzata sino ad oggi e basata sull’aumento del numero di turisti con la speranza che il segno aritmetico X accompagni il conto in banca senza tener conto delle conseguenze, se esistono, del luogo dove abitiamo?


La mia coscienza mi suggerisce di essere prudente e di analizzare bene i pro e i contro di ogni modello sociale e di business offerto da chi ha cuore solo il semplice profitto e poco il rispetto per i luoghi.


Attenzione ai segnali

Anche la brutta bastonata che stiamo prendendo in questi mesi a causa dell’epidemia da Coronavirus è emblematica e ci dovrebbe suggerire e insegnare qualche riflessione e un atteggiamento meno arrogante e superficiale.

Ci vorranno anni, ammesso che non accadano altri turbamenti ambientali forti e in grado di sottomettere questo sistema economico strabordante di arroganza, prima di tornare a parlare di nuovi progetti edilizi nel ricettivo o di iniziative imprenditoriali con ritorni a lungo termine come gli alberghi.


La crisi dovrebbe sollecitarci la ricerca di nuove formule collegate allo svago e al viaggiare garantendoci una ragionevole situazione di benessere, serenità, salubrità, sicurezza, gusto.

Mi auguro che gli stakeholder che non sono mai invitati nelle stanze dei bottoni questa volta valgano qualcosa e possano trovare spazio seppur con le loro posizioni anche contraddittorie ma indispensabili per decidere il futuro del nostro pianeta e in particolare dove viviamo.


Per quest’anno Tuerredda si può rilassare perché difficilmente vedrà e dovrà sopporterà la pressione antropica che si vede nella foto di copertina e saprà chi ringraziare.


Ringrazio per la preziosa chiacchierata sui temi ambientali l’amico Stephan Hutzen che mi ha fornito una chiave di lettura da innamorato della Sardegna.

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