top of page
Immagine del redattoreSandro Usai

TURISMO di prossimità: I borghi di Sardegna

Aggiornamento: 29 apr 2020


Quando ti arriva una disgrazia come Covid-19 ti può capitare di rimpiangere quello che non hai fatto prima per creare valore nel comparto del turismo e che oggi ti sarebbe tornato utile soprattutto se anziché prodigarti per creare sviluppo e prosperità ti adagi in un sogno inconsistente senza strutturare le azioni necessarie.


Se nulla fai nulla arriva!


E di scelte mancate e spreco di soldi pubblici nel turismo negli ultimi 20 anni se ne potrebbero elencare tante. Spero di poterne scrivere prossimamente!


L’ultima incompiuta riguarda la Legge regionale sul turismo n. 16/2017 .


Dentro quelle norme sono presenti articoli che riguardano la Governance, i Turismi e Norme sul ricettivo.

La Legge sul turismo possiamo dire che è nata un po’ sfigata. Prima con il maldestro tentativo dell’assessora Barbara Argiolas di far partire la DMO (Destination Management Organization) a quasi totale partecipazione pubblica (vedi i seguenti articoli ospitati nel blog di Vito Biolchini DMO, Osservatorio, formazione e fiere: le quattro spine del neo assessore al Turismo Chessa, Scusi Presidente Pigliaru, una domanda: il Piano strategico regionale sul turismo è illegittimo?) e, in barba a tutte le lezioni che ha ricevuto dal suo consulente Josep Ejarque aveva escluso i porti e le tante rappresentanze degli stakeholder che i modelli di DMO raccomandano. Insomma un tentativo per fortuna andato a monte grazie alla presa di posizione del Ministero che ha bloccato l’atto finale davanti al notaio.



Assessore regionale al turismo Gianni Chessa

Poi siccome al male non c’è mai fine è arrivato il vivace assessore Gianni Chessa che tra vedere e non vedere (nel senso di cercare di capire!) ha deciso con un colpo di machete di eliminare la DMO. Agli inizi devo confessare che pensavo che la volesse rivedere migliorando il lavoro svolto dalla Argiolas e aprendolo ai valori condivisi visto che il suo slogan era: “Dobbiamo lavorare tutti insieme. Ascolterò tutti e chi presenta idee buone per il turismo le potrà realizzare. Io ci sono”.

Forse l’assessore Chessa pensa che la DMO sia come la cistifellea che ne possiamo fare a meno e vivere tranquillamente senza. In questo periodo certamente è da rivedere ma va ricercato un modello operativo di Governance capace di supportare le politiche per il turismo.


La Legge sul turismo contiene vari articoli che fanno riferimento specifico ai turismi che il Consiglio regionale ha ritenuto di inserire tra le azioni strategiche per valorizzare anche vaste aree interne alla regione e favorire lo sviluppo di posti di lavoro e nuove imprese.

Tra questi c’è l’articolo 39 che riguarda i Borghi. E proprio i borghi sono tra le attrattive che rientrano nel turismo di prossimità enunciato dalla sottosegretaria Bonaccorsi e auspicato in questo momento di epidemia.


In un recente studio che ho fatto sui Borghi di Sardegna, per verificare se erano pronti per inserirsi nelle strategie di sviluppo turistico, sono emerse molte criticità che vanificano gli obiettivi di renderli fruibili e interessanti per un turista o un visitatore.

L’infografica visibile a questo link http://bit.ly/2qEsw1o ci da il quadro d’insieme sui borghi.


Giusto per chiarezza troverete inseriti anche Iglesias e Alghero che superano i 5000 abitanti perché ritengo che sarebbe un grave errore non includerli visto che la prima ha uno splendido borgo medioevale e la seconda un centro storico di origine catalano. Immagino che i due sindaci non sarebbero molto d’accordo nel vedersi escludere dalle azioni di promozione e strutturazione del prodotto Borghi di Sardegna per un mero calcolo basato sul numero di abitanti che è stato mutuato da logiche presenti nelle associazioni nazionali rappresentanti i borghi. Naturalmente anche lì esistono le eccezioni!


Dicevo che la situazione in cui versano i borghi dal punto di vista di attrattività turistica è molto critica e basta avviare il censimento e diagnostica per rendercene conto.

Addirittura gli stessi Comuni, che sono citati nei portali nazionali dalle varie associazioni, trascurano questo privilegio e non sfruttano il vantaggio dimenticandosi di scriverlo nel loro sito istituzionale.

Da un esame puntuale sui loro siti web emerge che non sanno di esserlo visto che trascurano totalmente la presenza nelle piattaforme digitali proprie e esterne.

Le pagine web dei loro siti alla sezione turismo sono praticamente morte e in molti casi vuote.


Mi domando allora come pensano di farlo sapere ai potenziali visitatori e turisti che loro sono un borgo se non lo comunicano?


Ecco perché dicevo agli inizi che aver rinunciato di mettere in atto le azioni per dare risposte ai propositi della Legge sul turismo ora si trasforma in una debacle con grave pregiudizio economico per i paesi dell’interno che in questo periodo sono cresciuti davvero poco in termini di prodotto e offerta turistica.

Mi sembra evidente che la responsabilità è della politica che ha deciso di operare con arroganza saltando in questi tre anni le linee tracciate dal legislatore regionale e nazionale.


Il risultato sarà ancora una volta che la Sardegna non potrà sfruttare questa opportunità conseguente al Covid-19 e si ritroverà senza un prodotto turistico da affiancare al balneare e capace almeno in parte di mitigare lo stato di grave crisi in cui versa il turismo.

Però potranno continuare a scrivere “destagionalizzazione” da qualche parte e ricercare l’attenzione di qualche sprovveduto!


È proprio il caso di dirlo: Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.


56 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page