Già da tempo mi sto chiedendo se gli operatori turistici sardi giocano un ruolo diretto sul turismo con una presenza significativa in rete oppure se operano per conto terzi accettando un ruolo di fornitori. Mi spiego meglio.
Con l'arrivo di internet sentivamo parlare di disintermediazione ovvero della possibilità che la rete avrebbe consentito a tutti di presentarsi con la propria vetrina (sito web) completa di offerta commerciale. Una rivoluzione!
Negli ultimi venti anni la realtà è cambiata e stiamo assistendo, invece, al predominio commerciale delle grandi piattaforme digitali che, anche a causa dell'inerzia e dei ritardi dell'Europa, hanno potuto rafforzarsi negli Stati Uniti, invadere il mondo con regole e algoritmi capaci di strangolare i consumatori e i Governi nazionali. Questi soggetti economici con i muscoli fatti di tecnologia, hanno reintrodotto la re-intermediazione con il vantaggio (per loro e un danno per noi) che hanno pochi concorrenti nel mondo! Bello, no?
È così che Google, Facebook, Amazon, solo per citare le piattaforme più invadenti, si mangiano oltre il 50% della pubblicità e del transato in rete e profilano i consumatori con un livello di precisione che ci sorprende ogni volta che accediamo ai loro servizi.
Dal punto di vista della concentrazione del potere di vendita verso il consumatore finale siamo tornati in una condizione di mercato peggiore di quella che ha preceduto gli anni 2000 dove almeno avevamo più interlocutori.
Il valore degli affari re-intermediati da queste piattaforme digitali, cresciute a pane e algoritmi basati sulla Intelligenza Artificiale, è gigantesco, erode ricchezza agli imprenditori e alle Nazioni trassate.
In questa savana normativa dovuta alla negligenza dell'istituzione Europea sono nate e si sono sviluppate anche le piattaforme digitali che operano nel settore del turismo. A parte le più importanti che occupano le posizioni dominanti nel mercato le altre società provano a costruirsi una loro nicchia d'affari elaborando soluzioni commerciali e d'offerta che prevedono modalità innovative che includono anche ulteriori servizi turistici capaci di innervare i "turismi". Ma nessuna di queste è in grado di scalfire la potenza di Booking e Airbnb che si rafforzano facendo continue acquisizioni per assorbire i potenziali concorrenti.
E la Sardegna come si è mossa? Ci aveva provato nel 2012 l'assessore Crisponi a costruire una piattaforma digitale (DMS) che tentasse di mitigare la dipendenza degli operatori turistici dalle piattaforme più affermate tentando di riscattarsi dal loro dominio.
La Regione ha speso una milionata di euro per cercare di mettere a sistema questo progetto strategico ma senza arrivare mai al suo avviamento. In pratica un clamoroso fallimento!
È così che sono nati nel tempo altri progetti di rete regionali (anch'essi naufragati) avviati dai Consorzi turistici nel tentativo di creare una soluzione tutta sarda che aveva l'ambizione di lasciare maggiori marginalità agli operatori e costruirsi una presenza in rete più consona ai nostri interessi locali.
Adesso, siamo nel 2020, e la situazione è peggiorata ancor di più perché nel mentre quelli che erano progetti di start up si sono rafforzati e hanno fagocitato il business che si muove nell'ambito della prenotazione alberghiera e extra alberghiera allargandosi anche ad altri servizi. Per capire la reale dipendenza degli operatori turistici sardi dalle piattaforme digitali sarebbe interessante conoscere il valore economico dell'intermediato creato dalle strutture alberghiere. Per quelle extra alberghiere il valore è deducibile con buona approssimazione dall'analisi dei big data rilasciati da Airbnb sulla base di un giro d'affari italiano stimato in 2 miliardi di euro per il 2018.
Di fatto la Destinazione Sardegna, che è rappresentata in buona parte dal marino-balneare, paga una provvigione che consiste mediamente sul 20, 25% del valore in vendita alle piattaforme digitali per il transato ricettivo. E l'assurdo è che più spingiamo la promozione per la nostra isola e più guadagnano, in percentuale, le piattaforme digitali che ad oggi sono le uniche capaci di aggregare, in modo così efficace, l'offerta ricettiva presente in Sardegna.
Sarebbe auspicabile, a questo punto, che l'assessorato regionale al Turismo incominciasse a lavorare per mantenere i risultati degli investimenti in promozione il più possibile in capo alle imprese locali costruendo azioni che migliorano il conto economico della borsa del turismo isolano.
L'assessore Gianni Chessa, appena si è insediato aveva deciso di bloccare la costituzione della DMO (a suo tempo anch'io mi sono schierato per questa scelta) e oggi dovrebbe tornare a ragionare su quale altro modello organizzativo vuole indirizzare gli sforzi per tutelare l'economia turistica della Sardegna che ruota intorno al ricettivo alberghiero e extra alberghiero per buona parte del PIL. Se già questo ragionamento potesse avviarsi e prendere forma diventerebbe interessante anche iniziare ad agganciare gli altri servizi e prodotti connessi alla turisticità dei luoghi creando una forte valenza che sosterrebbe i territori.
Il tema dovrebbe essere tanto caro a tutti soprattutto in questo momento in cui la Sardegna è continuamente minacciata nel suo posizionamento a causa dei problemi legati al COVID-19 e alla comunicazione istituzionale che ha contribuito a indebolire, in parte, la forza degli asset turistici.
Se non iniziamo subito a ridisegnare l'offerta dei servizi turistici, anche alla luce di quello che stiamo vivendo, c'è il rischio reale di un disastro che non ci possiamo permettere anche per il 2021.
In questo periodo di scarsità di risorse e liquidità non possiamo permetterci di regalare ricavi a soggetti esterni che pagano le tasse in paradisi fiscali europei con il placet dell'Europa.
È arrivato il momento di rivendicare un ruolo primario della Sardegna per i sardi agendo mediante soluzioni di promo commercializzazione che rafforzino il turismo dell’isola nella sua interezza e capacità d'offerta. In questo modo chi vuole può partecipare ad un ecosistema coeso capace di strappare condizioni contrattuali più vantaggiose e trattando con le OLTA e i TO in modo da garantire una maggiore marginalità al sistema e la possibilità reale di incidere sull'allungamento della stagione turistica.
Detto questo siamo arrivati al nodo della questione che volevo sottoporvi.
Noi non possiamo permetterci di continuare a farci drenare liquidità a causa della nostra incapacità di promuovere soluzioni commerciali adeguate e unitarie. Bisogna esigere con forza una regia regionale pubblico-privata che rappresenti i modelli economici applicati ai turismi, alla co-creazione di valore per il territorio e capace di mitigare lo strapotere delle piattaforme digitali indirizzando politiche di sviluppo turistico integrate che possono garantire a tutti i soggetti attuatori di partecipare attivamente alla fornitura di servizi e prodotti previsti nel paniere turistico.
Noi non possiamo delegare il nostro futuro nel turismo a soggetti che hanno a cuore solo il loro vantaggio economico e finanziario e che padroneggiano la profilazione dei turisti e dei turismi.
È il momento di tornare a parlare seriamente di questo evitando di ricadere nella formula che aveva previsto la Giunta Pigliaru che si è dimostrata inadeguata oltre che limitata per soggetti ammessi alla DMO e per mancanza di visione strategica.
Noi non possiamo fare i belli e non considerare con pragmatismo le condizioni di mercato che abbiamo ereditato a causa della pandemia. Dobbiamo fare cerchio e capire con chi possiamo stabilire accordi di sviluppo sul turismo. Anche questa attività rientra nella promozione e nel co-marketing che deve prevedere la crescita degli operatori turistici insieme ai main contractor.
Noi non possiamo continuare a rimanere indietro nella cultura digitale perché saremo fagocitati dai chi la pratica e si migliora favorito dalle condizioni di mercato. Gli utili provengono da quei modelli organizzativi e commerciali. Chi non aderisce è destinato a soccombere irrimediabilmente.
È così che potremmo diventare attori primari nel turismo anziché sub-appaltatori per conto terzi.
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