top of page
  • Immagine del redattoreSandro Usai

Tassa Sì, Tassa No. Di soggiorno.


Foto Cagliari visto dal porto
Foto Cagliari

È di questi giorni il dibattito sulla tassa (imposta) di soggiorno che il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, ha annunciato per mitigare il dissanguamento delle casse comunali massacrate dalla situazione pandemica.


È bastato annunciarla per creare "unu certu'e gattusu". E is gattus, a bortas funti prus pisittus, non fanno altro che azzuffarsi tra di loro per rimarcare il parere favorevole e quello contrario all'imposta.


Ma come stanno le cose (secondo me) veramente?


Partiamo da un dato importante: mancano i dati!

Come potrà il Comune di Cagliari applicare equamente l'imposta di soggiorno al sistema ricettivo extra alberghiero senza una base dati reale, affidabile e certificata?

Credo che ancora una volta si avvantaggeranno i furbetti (abusivi, in nero) che partecipano al banchetto (non quello di Sardara!) del dividendo turistico degli arrivi in città.

Quindi ci dobbiamo chiedere come farà il Comune a far pagare equamente (tra tutti gli operatori che partecipano al dividendo turistico) l'imposta di soggiorno basata sulle presenze?


Risposta: IMPOSSIBILE!


E allora quale potrebbe essere la soluzione più corretta per mitigare al massimo questa disparità di trattamento tra gli operatori extra alberghieri e con gli albergatori?


Risposta: il Comune dovrebbe convocare i due principali intermediari delle vendite nell'extra alberghiero e pretendere che gli host presenti in piattaforma espongano il codice IUN, tanto per iniziare, e per gli altri operatori che non rientrano in questo obbligo provvedere a censirli con metodo tecnico-scientifico. In altri termini scovarli ovvero trovare una soluzione accattivante affinché si sentano coinvolti in azioni di marketing e di promozione e si dichiarino per convenienza.


In questo modo il Comune potrebbe costruire la base dati reale degli operatori extra che partecipano al sistema dell'accoglienza.


Ma perché parlo solo del comparto extra alberghiero?


Semplice: perché è quello capace di operare nel settore ricettivo e vivere senza apparire formalmente davanti al grande occhio della pubblica amministrazione.


È colpa del comparto? Ni.


È soprattutto colpa di chi non vede quello che accade nel mondo e preferisce appisolarsi nella burocrazia socialpopolare che preferisce evadere dai propri doveri di garante di tutti i cittadini anziché educare e guidare lo sviluppo del territorio in modo armonioso e legale.


Lasciamo questo tema e passiamo all'altro relativo all'impianto dell'imposta di soggiorno che prevede l'applicabilità su base Presenze.


Questo parametro è facilmente applicabile al settore alberghiero. È invece complicato e, a volte, impossibile applicarlo al comparto extra alberghiero. E quindi come si fa?


Risposta: il Comune concordi con le piattaforme digitali modalità basate sul ricavato dei singoli host. Ovvero senza sapere in quanti hanno dormito presso un appartamento faccio un atto di fede e fidandomi di Booking e AirBnb concordo un versamento ragionevole e misurabile sulle presenze equivalenti. Naturalmente verrebbero a mancare i contratti diretti con l'host che, se non provvede a dichiararli saranno difficilmente tassabili.


Veniamo ora alla norma che sostiene l'imposta di soggiorno. Tale imposta fa riferimento alle norme ambientali. Come riportato su Wikipedia.

"Il D. Lgs. n. 23/2011 stabilisce che il gettito derivante dall'imposta di soggiorno deve “essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali”.

Tuttavia dalla rilevazione effettuata dall'Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno curato dal centro studi Panorama Turismo emerge soprattutto che le Amministrazioni Comunali faticano a dichiarare con chiarezza gli investimenti che effettuano con i proventi dell'imposta di soggiorno. Di certo si assiste a una notevole diversità nella gestione di tali fondi: sono pochi i casi in cui i rappresentanti del Comune decidono, insieme alle associazioni di categoria, dove investire tali proventi, perché nella maggior parte dei casi le Amministrazioni gestiscono tali fondi in maniera autonoma, senza concertazione con le categorie."


Ecco perché oltre alla baraonda scatenata nella polis sarebbe interessante conoscere i dettagli della proposta avanzata dal sindaco Truzzu affinché i "gatti" si rasserenino. Magari si scopre che l'amministrazione è mossa da un sentimento di miglioramento del posizionamento della città in ambito turistico e quindi diventa ragionevole prevedere l'imposta di soggiorno.


A tal proposito il pensiero corre alla precedente legislatura che aveva previsto due azioni importanti e che ritengo ancora valide. La costituzione dell'Osservatorio sul turismo e la creazione della Fondazione per lo sviluppo turistico della città di Cagliari con vista in Area Metropolitana.


E poi si parlava di DMO. Lo so che questo nome spaventa l'assessore regionale al turismo ma il sindaco Truzzu bene farebbe a promuoverla in autonomia includendo tutti i Comuni metropolitani alla ricerca di esporre un unico verbo capace di aumentare l'appeal dell'intero territorio. Personalmente non sono un tifoso delle DMO ma rimango dell'idea che è necessario creare uno strumento di Governance pubblico privato capace di creare valore alle varie filiere dei turismi evitando una presenza albergoegocentrica come spesso vediamo.


La cosa che, diciamo, mi colpisce di più riguarda l'incapacità che manifesta il capoluogo di guidare le politiche del o per il turismo dell'Area Metropolitana.


Il pensiero che Cagliari possa farcela da sola a sviluppare un richiamo per i turisti è una pia illusione che solo un improvvisato nel settore può pensare di proporlo.

Cagliari ha necessità di elaborare un processo inclusivo dei territori che esprimono una vera potenzialità turistica basata su identità territoriali che si intersecano superando i confini amministrativi e puntando lo sguardo ad unire le vocazioni turistiche. Mi riferisco in particolare al rapporto che Cagliari dovrebbe sviluppare con Pula, Quartu, Sinnai, Maracalagonis per il marino-balneare e con Pula, Capoterra, Sarroch, Villa San Pietro, Sinnai, Maracalagonis per quello montano e forestale.

Le presenze cosiddette turistiche rilevate su Cagliari non sono spesso turisti come li intendiamo normalmente ma sono da attribuire a presenze di tipo business che operano con comportamenti molto diversi dal turista inteso come vacanziere. L'attribuzione del valore delle presenze come un riferimento di generatore di ricchezza è quantomeno riduttivo e ad oggi anche non rappresentativo del ritorno economico nelle voci del conto satellite del turismo.


Ecco perché l'imposta di soggiorno applicata agli alberghi cittadini appare come una vera tassa di ingresso in città più che la valorizzazione degli spazi e dell'accoglienza.


Concludo. Gentilissimo sig. Sindaco non si faccia abbindolare da chi ritiene che questa sia la strada equa e giusta per ottenere i 600.000€ stimati e necessari per riequilibrare il bilancio comunale. Piuttosto esplori e sperimenti altre forme di cooperazione capaci di far aumentare le entrate stabilendo protocolli e accordi con i centri turistici e balneari della Città Metropolitana favorendo il processo dei vasi comunicanti e aiutando, così, le attività produttive che sempre più soccombono a causa della mancata identificazione di soluzioni capaci di creare una realtà alternativa ai tanti complessi commerciali che circondano Cagliari.


48 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page