Ogni volta la storia si ripete dando luogo a rimostranze, visibili sui profili Facebook di tanti utenti, per la mancanza di rappresentanza di genere a eventi culturali finanziati dalle Istituzioni pubbliche. Poi la notizia rimbalza anche sui quotidiani e la voce sale di tono.
L'ultima occasione è stato l'evento Call2Action che si è svolto a Olbia qualche giorno fa.
Da tempo osservo che il fenomeno è diffuso in generale e ancor di più lo noto quando partecipo (ultimamente attraverso lo schermo del pc o dello smartphone) ad eventi che trattano temi sul Turismo.
I luoghi dell'apparire sono quasi sempre occupati da uomini. Spesso sono persone in carriera, altre volte esperti, per concludere con i rappresentanti delle Istituzioni, Associazioni, etc.
Eppure a sentirli non sembrano neanche tutte eccellenze.
Riferendomi proprio al turismo mi sento di affermare che in questo comparto si manifestano con forza e determinazione le capacità professionali di cui sono capaci molte donne.
Nonostante questo le donne in Sardegna stentano a vedersi riconosciute il loro valore.
Eppure le donne laureate, secondo Openpolis, nel 2018 rappresentavano il 34% contro il 21,7% di maschi.
Parlano le lingue straniere, sanno guidare team di persone, mandano avanti aziende personali e familiari.
Eppure non sfondano.
Basta ricordare quante battaglie e proteste hanno dovuto fare le sindache per convincere il Consiglio Regionale della Sardegna a introdurre nel sistema elettorale una formula che consentisse una degna rappresentanza femminile.
Temo che senza una presa di coscienza da parte di tutti (uomini e donne) il fenomeno distorsivo della società basata sul monogenere stenterà ancora parecchio a riconoscere la necessità di arricchirsi del punto di vista di tutti.
Allora mi chiedo perché, soprattutto in momenti come questi, non superiamo quella abitudine culturale che ci ha portato sino a qui mostrando, tra l'altro, di non aver brillato.
È arrivato il momento di unire le forze se vogliamo che l'industria turistica isolana trovi un nuovo slancio capace di sorprendere e creare prosperità per i residenti.
Il carro delle responsabilità può essere trainato o spinto. Il ruolo non è indifferente.
È per questo che ho ideato il format radiofonico DONNEinTURISMO, ospite nel canale radiofonico Iceberg on air affinché ci fosse uno spazio digitale dove raccontare il talento di tante donne che operano al servizio del turista presentando una terra autentica e caratterizzata da fascino e bellezza.
La stessa bellezza che ogni uomo intelligente dovrebbe riconoscere nelle nostre madri, mogli e compagne, figlie, nipoti.
Invece la Sardegna mostra le sue contraddizioni: si dichiara ospitale con i turisti ma avara di riconoscenza verso le sue donne. E neanche la bellezza dei nostri abiti tradizionali, che indosso alle nostre donne gli conferiscono fierezza e eleganza, riesce a scuotere l'animo acerbo di chi organizza eventi culturali o, peggio ancora, è chiamato a scegliere i rappresentanti di Istituzioni.
Conosco bene anche i dubbi che avvolgono le persone che la pensano diversamente da me. Ma a loro rivolgo una semplice domanda: dove siamo arrivati perseguendo questo modello sociale basato sull'esclusione?
Non sarebbe meglio chiamare tutti e insieme concorrere per scegliere la strategia e determinare le azioni?
Adesso, forse, si capisce il motivo perché il turismo in Sardegna non sfonda.
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