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Ancora un piccolo sforzo


Panorama Delphina Hotel & Resort - Le piscine Thalasso del resort Valle dell’erica
Delphina Hotel & Resort - Le piscine Thalasso del resort Valle dell’erica

In questi giorni sono apparsi due articoli interessanti sulle politiche affabili sul turismo. Uno apparso sul Sole24Ore (https://bit.ly/3ilarxT) che illustra la strategia operata dal Gruppo Delphina hotel & Resort per favorire la connessione tra il turista e il territorio attraverso la conoscenza dei prodotti enograstronomici sardi; l'altro apparso sul Sardiniapost magazine a firma del presidente di Federalberghi Sardegna, Paolo Manca.


Vi invito a leggerli perché mostrano il percorso che si sta tentando di fare per allargare l'esperienza turistica offerta agli ospiti includendo il territorio.


Il primo offre nei suoi hotel - tutti di fascia alta - prodotti enogastronomici provenienti dai produttori locali al fine di favorire una maggiore conoscenza e consapevolezza sulla bontà delle eccellenze sarde favorendo la salubrità dell'alimentazione basata su prodotti bio.


Il secondo invece ci richiama, in una auotocritica, sul fatto che il mare non è più l'unica leva su cui agire per avviare un percorso di inclusione totale degli ospiti: bisogna puntare anche sulle zone interne più ricche di valori autentici e capaci di incidere sulla reale esperienza di una vacanza all'insegna della sostenibilità e della salubrità. Soprattutto bisogna trovare un nuovo registro di narrazione adeguato alle aspettative dei turisti.


Entrambi gli imprenditori si muovono per sviluppare l'elemento immersivo della realtà locale per aumentare il valore della vacanza.

Mi sembra che siamo arrivati ad un buon punto e, secondo me, manca ancora poco alla meta se vogliamo realizzare uno dei pilastri previsti dalle DMO: l'inclusione dei residenti nella co-creazione di valore, come scrive in un libro il prof. Giuseppe Melis, al fine di elevare l'esperienza della vacanza provocando il vero motore di sviluppo basato sul passaparola.


Come ho già avuto modo di scrivere un po' di tempo fa, la Sardegna reale, incontaminata, identitaria, sostenibile può crescere solo se ottiene la spinta convinta da parte degli albergatori. Almeno i più importanti e colti.


Io ho fiducia in loro! Grazie alla tradizionale cultura dell'accoglienza, costruita in 50 anni di lavoro, possono conferire una sterzata all'approccio tradizionale e stereotipato - a volte voluto ad arte proprio dalla categoria degli albergatori - del "solo mare", "ma tanto i turisti vogliono solo il mare", "la Sardegna è monoprodotto", "si vende solo il mare", etc. Le prove di questo approccio è nelle fiere di settore, comprese le ultime, contro cui l'assessore regionale Gianni Chessa aveva promesso, a parole, battaglia!


Oggi che la richiesta di una vacanza sostenibile è molto richiesta gli albergatori sono chiamati anch'essi a fare la loro parte: questa volta spero abbracciando anche il territorio che sta intorno alle loro strutture ricettive.

Quindi va bene tutto quello che stanno facendo promuovendo i prodotti locali e richiamando la necessità di una diversa narrazione che includa i residenti attraverso il contatto vero e non virtuale.


È arrivato il momento di aprire i cancelli delle strutture ricettive affinché l'esperienza della vacanza si completi e si arricchisca con il contatto vivo con il territorio. E questo vale soprattutto per le strutture di prestigio che devono abbattono i muretti a secco culturali che le induce a credere che sono esclusive perché blindano i contatti con i residenti.


Auspico per questo che gli imprenditori alberghieri sappiano costruire un percorso di co-creazione di valore tra i loro ospiti e il territorio e i residenti favorendo un flusso continuo di esperienze basato sui vasi comunicanti che alla fine rafforzano l'intera filiera dell'offerta turistica a cui la Sardegna non può rinunciare a meno di indietreggiare nel mercato nazionale e internazionale.


E allora caro Francesco Muntoni e Paolo Manca facciamolo questo ultimo sforzo affinché i vostri ospiti, che scelgono le vostre prestigiose strutture e la Sardegna, possano godere dell'ospitalità e della cultura locale intrisa di storia, archeologia, tradizioni. Sono ragionevolmente certo che vi ringrazieranno per averli favoriti nel contatto con i residenti rafforzando l'esperienza che si porteranno dentro per sempre. E voi rimarrete la cerniera luccicante che ha consentito questo scambio.


Sono molto fiducioso che questo avvenga soprattutto dopo che ho avuto modo di intervistare Elena Muntoni, figlia di Francesco, che ha dimostrato la lucidità necessaria per chiedersi: "che tipo di turismo vogliamo in Sardegna?"


Grazie ai tanti Francesco e Paolo per il lavoro importante che stanno facendo nonostante le enormi incertezze del mercato e le difficoltà del momento.

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