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Immagine del redattoreSandro Usai

RYANAIR, EASYJET, VOLOTEA, ITA, AERITALIA: i nuovi cercatori d’oro in Sardegna


Sono in tanti che cercano l’oro in Sardegna. Se n’è parlato la prima volta nel 1991 quando una società australiana è arrivata a Furtei e dopo pochi anni è scappata lasciando un territorio devastato e avvelenato.


I nuovi signori (vettori) scoprono che il bisogno di mobilità dei "sardi europei" può essere una miniera d’oro visto che lo Stato sta abbandonando la partecipazione nella compagnia di bandiera. Si precipitano in picchiata puntando sui nostri aeroporti che sono anch’essi di proprietà di altri cercatori d’oro.


Tutti puntano a estrarre profitto dal nostro bisogno di muoverci nel Continente e in Europa. Accade in scioltezza come vuole il “Libero mercato”. In poco tempo diventano i salvatori della patria e vengono inneggiati a gran voce visto che lo Stato ha abbandonato la Sardegna al suo destino.

Quando la Regione Sardegna, costretta a trovare una soluzione per garantire la mobilità minima dei suoi residenti, partorisce il bando per la Continuità territoriale e scopre che c’è un’Europa “attenta al libero mercato” pronta a tagliare, limare, bloccare ogni spinta verso la parità dei diritti di cui godono gli altri italiani che si spostano nel territorio nazionale. Nasce così il movimento che cerca di farci capire che per superare la nostra insularità dobbiamo lottare per farcela riconoscere. In Costituzione.


È così che il vettore aereo di turno diventa cerbero. Si presenta con l'altra faccia ammaliando i residenti e inducendo la politica regionale a gioire per il fatto che qualcuno ha risposto alla chiamata di soccorso garantendo il trasporto da una parte all’altra della riva come fosse Caronte.


“Povero”, “Sono povero”. Si presentano così i vettori che “investono” in Sardegna esattamente come il vecchio che per anni viveva in via Roma, a Cagliari, chiedendo l’elemosina. A differenza di Povero questi “benefattori” sono animati da altri principi e rispondono a logiche neoliberiste disegnate in un altro capo del mondo dove la Sardegna non è neanche riportata.


Siamo una popolazione piccola, che non si ribella ai soprusi, che è disposta a stare in silenzio temendo che se apre bocca le cose potrebbero peggiorare.


Tutti parlano di investimenti, di diritti alla mobilità garantiti dalla Costituzione, ma in ultimo sono calpestati dalla politica regionale che in molti casi si mostra come un kapò al servizio della politica nazionale.


È così che piegandoci alla modernità abbiamo iniziato a viaggiare pagandoci il nostro bisogno di mobilità. In parte in regime di Libero mercato e in parte attraverso la tariffa bloccata per volare verso Milano e Roma.

E se provi a lamentarti, giustamente ti ricordano ai tempi di Alisarda, Meridiana, Alitalia per andare a Milano serviva mezzo stipendio. Roba da ricchi. E lo Stato dov’era? E la Regione dov’era?


E i sardi? dov’erano?


Hanno iniziato proprio i nostri conterranei a rubarci il futuro. Incapaci di innovarsi e legati a vecchi modelli ormai superati di gestione della flotta si sono schiantati mettendo sulla strada oltre mille persone. Senza contare quanto ci è costata e quanto ci costa ancora il disastro Alitalia che paghiamo ogni volta che decidiamo di partire in aereo.


I vecchi muretti a secco intrisi di sardità e di balentia venivano distrutti dal neocapitalismo aeronautico che introduceva nuovi modelli di business dandogli il nome di “roba baratta”.


Nel dopo guerra su Bandidori di Loceri annunciava l’arrivo dei venditori nella piazza del paese urlando “arroba baratta americana” e invitando la popolazione a non perdere l’occasione per acquistare.


È così che “s’arroba baratta”, finanziata dai fondi americani e vestita in abiti tradizionali irlandesi, ha conquistato tutta l’Europa offrendo voli a partire da 1 euro, poi da 9,99 euro. Oggi che gli eredi di Mr Ryan si sono vestiti da lord proponendo tariffe inverosimili. Esattamente come inverosimili erano quelle da 1 euro e da 9,99 euro.


Eppure, bisogna riconoscere che grazie a questo modello è stata data una risposta al bisogno di viaggiare di tanti europei che non si potevano permettere di acquistare un biglietto aereo per gli elevati costi proposti dai vettori tradizionali di proprietà degli Stati.

Oggi il modello Low cost vince su tutti gli altri e nel 2022 170 milioni di persone hanno utilizzato aerei con la stessa livrea.

I primi a uscirne sconfitti sono proprio gli Stati che non avevano recepito la bolla sempre più grande che spingeva per trovare un modo di far viaggiare tutti. Ryanair è riuscita in questo visti i numeri che macina ogni giorno con un volato che supera la somma del volato di Lufthansa e AirFrance messi insieme.


Anche la Sardegna è stata investita da questa “modernità” aeronautica senza che nessun politico lo abbia compreso e abbia intrapreso un percorso di dialogo e confronto capace di evitare il disastro a cui assistiamo ad ogni rinnovo del bando sulla Continuità territoriale ovvero della "ryanizzazione" degli scali.


Oramai sono spariti i vecchi interlocutori intrisi di politica clientelare, e i nuovi, vestiti in abiti tradizionali irlandesi, si presentano facendo la voce grossa perché un Governo, incapace e incompetente, si è accorto che i suoi cittadini stanno diventando ostaggio di un occupante dei cieli e degli aeroporti. Soprattutto nelle isole maggiori.


L’unica cosa che ci può rassicurare, per ora, è che si accontentano di vendere i loro servizi di trasporto aereo. Con Alitalia ci andava peggio perché oltre a pagare il biglietto lo Stato doveva anche iniettare miliardi di lire per consentirgli di non soffocare sotto i debiti causati da mala gestione clientelare.


Di fatto ci costava due volte!


È così che arriviamo a oggi. Nella più totale confusione il Governo approva un Dl dove inserisce due articoli che tentano di mitigare il caro biglietti che colpisce la Sardegna e la Sicilia. Peccato che per farlo è entrata in contrasto con le norme sul libero mercato che l’Europa ha promulgato facendone un totem insormontabile.

La confusione si evince già nel testo dell’articolo 1 dal momento che prevede un tetto sino al 200% (tre volte) del costo del biglietto rispetto alla Tariffa media.

Di fatto il vettore che ha spinto di più con le tariffe in questo periodo (ITA) è anche autorizzato a vendere ad un prezzo maggiore rispetto al vettore che ha mantenuto tariffe più basse.

Una perla di saggezza, direi!


Ma come se non bastasse alla confusione si è aggiunto il capo ballerino di Ryanair che ha espresso le sue doglianze annunciando al mondo la sua contrarietà per il Dl e accusando il nostro Paese di incapacità (che è anche vero) legislativa. Ma siccome con le minacce si sa, si ottiene di più, annuncia che Ryanair dovrà rivedere il piano di investimenti in Italia diminuendo la presenza in Sardegna. Il bello è che a parte i toni ci sono molti motivi che mi inducono a pensare che il vettore irlandese ha ragione nella sostanza.


La Sardegna è davvero poca cosa nei conti di Ryanair. Dal punto di vista dei passeggeri trasportati valiamo poco più del 1%. Mentre loro, per noi, valgono circa il 22% dei 9 milioni di passeggeri. Diverso è per l'Italia che vede Ryanair il primo vettore per passeggeri trasportati.

È evidente che ci siamo messi in un cul-de-sac con poche possibilità di uscita. Almeno a breve termine.


Giusto per fare un altro esempio se la Sanità privata facesse la stessa cosa minacciata da Ryanair come finiremo dal momento che quella pubblica sta abdicando lasciando enormi spazi ai padroni della nostra salute?


Cari amici grazie per la pazienza di essere arrivati sino a qui.

Concludo dicendo che è evidente che il nostro Paese sta abdicando servizi essenziali a terzi senza sottoscrivere condizioni di garanzia per i suoi cittadini. Forse qualcuno sta occupando il nostro Parlamento come Ryanair ha occupato i cieli. E non ce ne siamo accorti.

Buon Ferragosto

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2 Comments


nandoorru
Aug 13, 2023

Caro Sandro, in generale concordo con la tua analisi. L'incapacità politica legata a una incapacità manageriale (spesso i secondi messi apposta dai primi) hanno portato al disastro aeronautico italiano. Su una cosa non sono d'accordo: "quanto ci costa ancora il disastro Alitalia che paghiamo ogni volta che decidiamo di partire in aereo". La norma che introdusse questa tassa fu voluta da Berlusconi nel 2008/2009 quando decise di unire Alitalia e Airone, cacciando il personale solo dall'Alitalia in modo di metterlo in panchina o accompagnarlo alla pensione. Poi a quella norma si sono agganciati tutti dalle compagnie aeree italiane (AirItaly, BluePanorama, ecc) a quelle straniere con personale di terra e navigante con contratto italiano, soprattutto durante e dopo la pandemia. T…


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Sandro Usai
Sandro Usai
Aug 13, 2023
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Ciao Nando. Grazie per il tuo commento. Capisco anche il tuo leggero disappunto per la mia frase, tenuto conto che sei direttamente coinvolto nella questione Alitalia. Il Fondo non è l’unico strumento che lo Stato utilizza per garantire i lavoratori che ne hanno diritto. In termini di proporzione non paragonerei i diritti riconosciuti ai dipendenti Alitalia con altri lavoratori che sono stati inclusi in questo Fondo di solidarietà.

Alitalia ha rappresentato un asset importantissimo per il nostro Paese. Tuttavia, è innegabile che ci sia costata davvero tanti soldi in confronto ad altri vettori a partecipazione pubblica presenti in Europa. E oggi quel disastro, in parte, si riverbera su ogni passeggero in partenza dai nostri aeroporti che devono pagare un contributo…

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