È proprio vero che le persone sagge difficilmente troverebbero spiegazione per le ripicche a cui stiamo assistendo tra Ryanair e lo Stato Italiano. Se non fosse per il danno, molto serio, che stiamo subendo mi verrebbe da dire che il nostro Paese è un asilo frequentato da bambini molesti in vena di assaggiare la cinta.
La storia. Il Governo impone ai vettori una tariffa massima per i residenti e non residenti delle due isole maggiori. E per tutta risposta il più importante dei vettori presenti in Italia impone al Governo la sua protesta spegnendo rotte e diminuendo le frequenze.
Dal punto di vista lavorativo è come se Ryanair stesse operando l'astensione da lavoro per protestare nei confronti di una norma che non è gradita. La differenza è che lo sciopero di Ryanair non è promosso dai sindacati ma da un datore di lavoro.
In linea con le sue strategie, Ryanair sta mettendo in atto quanto dichiarato il mese scorso contro l’art. 2 del Dl Assist e Investimenti, che impone un tetto massimo di tre volte sulla tariffa media praticata ai collegamenti da e per la Sicilia e la Sardegna. In tanti gridano parole di fuoco contro il vettore irlandese e poche verso il Governo che agisce d’azzardo nel tentativo di mitigare un fenomeno che dipende dalla mancanza di programmazione e di strategia nazionale.
Le forze in gioco. Fare leggi che vanno contro natura non produce nessun effetto positivo. Anzi si inaspriscono gli animi e allora il clima peggiora. Non per il Governo ma per chi viene in contatto con i destinatari (i vettori) del provvedimento, cioè noi cittadini.
Contro Ryanair il Governo può fare davvero molto poco. Il vettore irlandese è nato con l’istinto predatorio. Il suo management lo ha programmato per raccogliere i resti di tanti elefanti del cielo che davanti al mutare delle condizioni di mercato non sono riusciti a modificare il loro DNA soccombendo tra una glaciazione e un picco di temperatura.
Ryanair opera come vettore prevalente in 26 aeroporti italiani; è il primo vettore nazionale per passeggeri trasportati; ha contribuito a tenere vivi alcuni aeroporti che altrimenti sarebbero già diventati un campo di calcio o luoghi per la speculazione edilizia.
Le richieste avanzate da Ryanair prevedono l’eliminazione dell’art. 2 e dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco che vale 6,5€ a passeggero (adulti e bambini).
Sono richieste assurde? Certamente sì se non hai voglia di ascoltare e di ragionare.
Ogni partita finanziaria di introiti va calcolata nel contesto generale e modificata in funzione degli obiettivi. Questa tassa è una specie di accise applicata ai passeggeri. Tra l’altro il nome di addizionale comunale ha poco a che fare con i Comuni che sui 6,5€ riscossi dallo Stato vedono pochi spiccioli.
In questa sfida tra uno Stato sovrano, libero di fare le norme che vuole, e una società privata senza molti concorrenti accade che tra i due litiganti il terzo, cioè noi, prende colpi.
I tagli effettuati da Ryanair nell’operativo nazionale sicuramente metteranno in difficoltà alcuni aeroporti come Torino, Cagliari, Alghero. Inoltre, Ryanair perderà ben poco perché sposterà i suoi aeromobili e capacità operative in altre destinazioni che già applaudono.
Buon senso. Uno Stato che non ha più una flotta aerea ha l’obbligo di cercare ogni canale di mediazione prima di dichiarare guerra con il culo degli altri.
E siccome nessuno verrà a sostituire Ryanair e gli altri vettori low cost in sintonia con questa protesta significa che la battuta infelice fatta dal ministro Urso diventerà anche il suo epitaffio esattamente come tante battute fatte da Fassino.
Ecco perché per noi è evidente fill’e chini esti Ryan. Meno evidente è capire fill’e chini esti su chi faidi custu casinu.
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