È davvero interessante la lettura della Relazione che il Parlamento Europeo ha inviato alla Commissione europea sui Trasporti e Turismo il 12 ottobre 2020.
In particolare, la Relazione ci offre anche il quadro di riferimento sul valore che rappresenta il turismo per l’Europa e indica alcune linee d'azione sul percorso per il futuro del comparto.
"Il settore del turismo e dei viaggi ha registrato nel 2020 una drastica diminuzione delle prenotazioni, che tra gennaio e agosto ha raggiunto il 92 % rispetto all'anno precedente, con cali dell'85 % per gli alberghi, i ristoranti, gli operatori turistici e il trasporto ferroviario a lunga percorrenza e del 90 % per le crociere e le compagnie aeree. Secondo gli scenari più moderati, sei milioni di posti di lavoro sono attualmente a rischio nell'Unione."
"Nel 2020 l'Europa, che rappresenta la principale destinazione turistica a livello mondiale, ha accolto il 66 % di turisti internazionali in meno nel primo semestre e il 97 % in meno nel secondo semestre. Considerando che nel 2019 il settore impiegava 22,6 milioni di persone, pari all'11,2 % dell'occupazione totale dell'UE, e ha generato il 9,5 % del PIL dell'Unione, è stato dimostrato che il drastico calo è da ricondurre in parte alla mancanza di coordinamento tra gli Stati membri in relazione ai viaggi. La mancanza di criteri comuni e le diverse misure nazionali e regionali adottate dai governi di ciascuno Stato membro e delle regioni ultraperiferiche hanno generato confusione e sfiducia tra i viaggiatori."
"Alla luce della situazione internazionale e del grave impatto della crisi attuale sul settore del turismo e dei viaggi, la presente Relazione d'iniziativa si concentra su quattro orientamenti volti a: 1) ricostruire il settore attraverso piani di risposta alla pandemia 2) riorientare la politica di governance nel quadro dell'Unione 3) rafforzare le iniziative del settore a favore di un turismo sostenibile, responsabile e intelligente 4) pianificare il futuro del settore e i cambiamenti che si verificheranno sul versante della domanda e che potrebbero richiedere un adattamento dell'offerta."
La Relazione aggiunge richiami, suggerimenti e spunti per superare l’attuale crisi che colpisce il comparto del turismo con l’esortazione a migliorare vari aspetti che ci aiuterebbero a vincere la sfida che ci sta lanciando la pandemia. (Qui il link al testo completo https://bit.ly/3oV6Nfb)
In particolare l'elaborato ci consente di cogliere la visione europea sul futuro del turismo e in particolare sulla spinta che intende fornire a quello sostenibile.
Personalmente sono convinto che il turismo sostenibile, declinato in tutte le sue forme e sfaccettature, sia da supportare anche con una spinta finanziaria capace di diventare una leva di sviluppo per i territori e per il nostro Paese. È arrivato il momento, in Sardegna, di superare i vecchi steccati che hanno, spesso, classificato questa forma di turismo come di serie B o addirittura prediletta da clienti bassospendenti relegandola tra le attività a carattere ludico anziché imprenditoriali.
In questi anni è cresciuta moltissimo l’attenzione e la sensibilità dei cittadini verso l’ambiente e i luoghi dove si soggiorna. Il viaggiatore cresce e matura sempre di più le scelte che lo possono portare a vivere una vacanza penetrante che impregni il suo spirito e lo porti a raggiungere un benessere interiore basato sul rispetto dei luoghi che lo accolgono.
Il turismo sostenibile è, tuttavia, a volte osteggiato da coloro che hanno impostato le loro imprese per rispondere al turismo di massa o dei grandi numeri (città d'arte, marino-balneare, etc) e che oggi si ritrovano senza la materia prima: i turisti. I dati sulle presenze turistiche sono drammatici e il 2021 non promette niente di buono viste le previsioni che ci offrono gli scienziati sul superamento della pandemia.
Le intenzioni del Governo italiano per il futuro del turismo sostenibile sono riportate nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza dove è dichiarato chiaramente l'impegno dell'Italia. E i primi segnali sono arrivati con i recenti bandi del Mibact.
Quindi, al momento, si vede un quadro ben delineato: il Parlamento europeo spinge verso lo sviluppo del turismo sostenibile, lo stesso fa il Governo italiano. E la Sardegna?
È paradossale che un territorio come il nostro, che potrebbe concorrere per valorizzare l'Italia e competere con tutti i paesi europei, si ritrovi senza politiche per lo sviluppo integrato del turismo sostenibile in un momento cruciale come questo. Molti modelli di business saranno demoliti a favore di una modalità di vivere e viaggiare totalmente diversa. Sostenibile per l'appunto!
Assistiamo, con tristezza, all’immobilismo della Regione che sta sciupando per incapacità e per mancanza di visione strategica le potenzialità e il lavoro svolto da tanti sindaci e operatori turistici capaci che, in questi anni, hanno saputo conservare le peculiarità dei luoghi operando, spesso, senza nessun conforto e a volte anche osteggiati dalla politica regionale.
In questo momento sarebbe auspicabile che tutti i soggetti attivi nel turismo sostenibile fossero coccolati dall’assessorato regionale al turismo e chiamati a elaborare la strategia con cui nel 2021 la Sardegna intende presentarsi in questo teatro nazionale e europeo fornendo strumenti commerciali e di marketing utili al successo di tanti piccoli operatori turistici impegnati a far conoscere la Sardegna sostenibile.
Soprattutto è indispensabile che il prodotto sostenibile venga veicolato, offerto e commercializzato attraverso piattaforme capaci di presentarsi nei canali digitali connessi ai temi ambientali, del clima, enogastronomia, benessere, etc.
Sono altresì consapevole che senza l'appoggio dei grandi Gruppi imprenditoriali che operano nel ricettivo sarà difficile, in questo momento, convincere l'assessore Chessa a rivedere le sue priorità in favore dello sviluppo di un Polo regionale sul turismo sostenibile.
Lo so che è difficile ma a questo punto il pragmatismo ci impone di trovare una leva forte e capace per smuovere la politica in favore di un nuovo modello turistico capace di cogliere il maggior valore che la Sardegna è in grado di offrire nello scenario nazionale e europeo.
Tentare di ottenere risultati tangibili con le sole forze frammentate degli operatori che lavorano nel turismo sostenibile è praticamente impossibile a causa della mancanza di legittimazione.
Se prendessimo esempio dai nostri vicini corsi che hanno creato il Grand Randonneé 20 (GR20), che ogni anno accoglie numerose presenze con una permanenza media di 15 giorni, potremmo lavorare per interconnettere le tante esperienze di turismo, partendo dal marino-balneare sino a quello sostenibile e attivo alimentando le aspettative dei viaggiatori con elementi mitici che rafforzano il brand Sardegna.
Il Covid-19 ci sta spingendo a lavorare per creare una destinazione qualificata per sviluppare il turismo sostenibile che, già in molte delle sue forme, si pratica nei mesi in cui la Sardegna annaspa per la mancanza di presenze turistiche.
Come ho già avuto modo di scrivere in questo blog, secondo me, la Regione Sardegna stenta a cogliere questo nuovo corso che il Parlamento Europeo e il Governo italiano stanno spingendo in previsione di presentare iniziative finanziabili che supportano la creazione di filiere di business capaci di sostenere il reddito dei territori che operano in questo comparto.
Le attuali condizioni imposte dalle restrizioni dovute al Covid-19 ci impongono di elaborare altri percorsi per estrarre reddito dal lavoro e dalla conoscenza del territorio che diventa un prodotto che compone un bouquet di offerta competitiva e vincente. Abbiamo tutto. Che cosa aspettiamo a muoverci?
Link Relazione https://bit.ly/3oV6Nfb
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