Stiamo tentando in vari modi di rianimare il turismo utilizzando schemi e formule (magiche) che, a quanto pare, non stanno dando i frutti sperati visti gli articoli che giornalmente alimentano le bacheche sul tema e che raccontano i numeri sui posti di lavoro persi e il disastro che minaccia tante imprese.
Ci stiamo spremendo il cervello per cercare una soluzione che riporti i visitatori nelle nostre destinazioni storiche ma dobbiamo fare i conti con la materia prima: i turisti!
Aldilà delle dichiarazioni dei politici locali - “È andata meno peggio del previsto” - che tentano sempre di esorcizzare la loro inadeguatezza dietro la pandemia, i numeri degli aeroporti e dei porti mostrano un sensibile calo di arrivi che fanno dubitare sulla veridicità dei 10 milioni di presenze turistiche sbandierati dal Presidente Solinas e dall’assessore Chessa. Anche perché se fosse vero saremmo davanti al risultato incrementale migliore mai ottenuto in una stagione (vs 2019): +57%.
Per chi desidera farsi un’idea sui dati dei trasporti aerei e navali questi i link: https://assaeroporti.com/statistiche/, https://bit.ly/2GxjYBB.
In questo scenario fatto di barzellette non poteva mancare il ministro profeta (Dario Franceschini) che assicura che "presto il turismo tornerà impetuoso". Immagino che abbia trovato ispirazione leggendo qualche passo della Bibbia.
A parte l’incertezza e l'angoscia, che sta avvolgendo buona parte degli italiani, compressi tra le tante regole da rispettare per salvaguardare la propria salute e quella altrui, non intravedo sviluppi positivi in grado di assicurarci un futuro dignitoso per tutti basato sul lavoro. Soprattutto per quelli che hanno investito nel turismo.
E allora che cosa si può fare per tentare di riprenderci, in questo momento di depressione economica che ha colpito il comparto?
Il nostro Paese attraverso il Recovery Fund (Linee Guida Piano nazionale di ripresa e di resilienza) ha previsto di destinare fondi per la promozione dell’industria culturale e del turismo inerente la mobilità a supporto del turismo lento e sostenibile, con specifico riferimento alle ferrovie turistiche.
Il MIBACT ha pubblicato un bando che punta al:
turismo di prossimità, ossia mete raggiungibili con brevi spostamenti;
turismo nei borghi, ossia nei piccoli comuni con un rilevante patrimonio storico, culturale, naturalistico o architettonico;
turismo lento, ossia percorsi praticabili con forme di mobilità dolce e sostenibile, quali ad esempio a piedi, in bicicletta, a cavallo, in treno;
e l'Agenzia del Demanio ha attivato con il MIBACT il progetto Valore Paese Italia per la valorizzazione dei progetti turistico-culturali legati alla mobilità lenta e sostenibile, lungo i quali valorizzare i patrimoni immobiliari pubblici.
Se qualcuno pensava o si aspettava incentivi per i modelli che hanno alimentato il turismo in questi ultimi decenni sicuramente sarà rimasto deluso.
E la Regione Sardegna come sta reagendo rispetto agli indirizzi che leggiamo nei documenti e nelle iniziative avviate dal Governo?
Al momento sono state appena assegnate (a distanza di un anno) le azioni per il Sardinia Wine Experience e per il Club di prodotto sui Borghi caratteristici di Sardegna. Manca invece un coordinamento proattivo per inserire la progettualità per lo sviluppo sostenibile e l'economia circolare di cui anche il turismo si potrebbe giovare nel solco della programmazione nazionale e internazionale.
Il rapporto Brundtland (1987) noto come Our common future sostiene che “Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Ecco perché ritengo che in questa direzione vanno fatti i maggiori sforzi per immaginare un programma qualificato di iniziative locali che devono caratterizzare la vocazione allo sviluppo sostenibile, compreso il turismo. Se sapremo pensare un futuro per la Sardegna basato su questi schemi di sviluppo sostenibile allora potremmo candidarci per ottenere i riconoscimenti e intercettare i finanziamenti a supporto dei progetti coerenti anche con i turismi previsti dai documenti governativi.
La Sardegna si trova ad una svolta sulle scelte per il turismo sostenibile che orienteranno il futuro della nostra terra.
In questi anni la Regione non ha brillato in merito allo sviluppo sostenibile del territorio. Soprattutto sono mancate le azioni capaci di proiettare la visione a lungo termine. Oggi noto che sta snobbando i turismi (attivi) previsti dalle azioni governative con un atteggiamento ozioso che danneggia le tante piccole imprese e partite iva che, in assenza di rappresentanza ai tavoli istituzionali, vivono una oggettiva difficoltà per la sopravvivenza attuale e futura. Eppure le forme di turismo sostenibile rappresentano una garanzia di successo per fidelizzare un viaggiatore alla Sardegna facendo leva sul fatto che è autentica e custode di valori ambientali, culturali, storici che la pongono all'apice della narrazione degli ultimi 5000 anni.
Senza costruire i percorsi imprenditoriali capaci di elaborare le offerte collegate ai temi previsti dai bandi europei e nazionali la Sardegna faticherà tantissimo ad affermarsi come un soggetto forte, organizzato, interessante da proporre e da offrire.
Se la Regione continua a ritardare le scelte di un progetto di sviluppo sostenibile, di cui il turismo è impregnato, perderà l'occasione di ricoprire un ruolo primario al centro del mediterraneo, temo che diventeremo ancora una volta una terra da colonizzare con i modelli di importazione.
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