top of page
Immagine del redattoreSandro Usai

Il TURISMO è morto. Il TURISTA è vivo.


Foto rustico Cussorgia by www.olisardinia.it

Da tempo rifletto sulla necessità di dotarci di diversi modelli organizzativo-funzionali rispetto a quelli in uso attualmente per comprendere meglio le scelte dei turisti.

Rilevo infatti che sono mutate le forme di fruizione del territorio e le condizioni ambientali e sanitarie, costringendoci a ridisegnare la mappa dei servizi, dei comportamentali e degli stili di vita.


In questi anni abbiamo assistito all’affermarsi di vari modelli commerciali che utilizzano la spinta generata da oltre 1,4miliardi di viaggiatori.

Ci sono le grandi piattaforme digitali di vendita con intermediazione, come Booking e Airbnb, che puntano a valorizzare soluzioni di accommodation nel ricettivo alberghiero e extra alberghiero senza precludersi puntatine su altri servizi accessori o aggiuntivi. Tutte le piattaforme digitali più importanti, nate per commercializzare beni e servizi, fanno uso massiccio di applicazioni di Intelligenza Artificiale, di Business Intelligence e di Data science per i modelli predittivi da offrire come valore aggiunto ai propri inserzionisti.


Grazie a questi strumenti software è possibile identificare ogni singola azione del consumatore, comprese quelle turistiche. È possibile così sondare e estrarre importanti informazioni presenti in rete per fornire un livello di presentazione dei risultati in linea con il nostro modello di business.

Anche il consumatore più distratto avrà notato che le risposte fornite dalle piattaforme digitali variano in funzione di caratteristiche personali, territoriali, logistiche, sponsorizzate, etc. E questo ci conferma che anche noi siamo un prodotto trattato internamente ai potenti motori di ricerca che scandagliano in continuazione la rete alla ricerca di informazioni utili. Non si butta via niente: tutto viene censito e catalogato.


Le tecniche di vendita tradizionali sono chiaramente soccombenti davanti alla potenza degli algoritmi che gestiscono le risposte digitali. Basta sapere che cosa vogliamo offrire e in quale vetrina apparire per alimentare il sogno di diventare ricco (venditore) o di aver fatto la scelta migliore (consumatore).


Oltre a Booking e Airbnb il consumatore/turista utilizza anche le piattaforme digitali Google, Instagram, Facebook, Amazon (GIFA).


L’intermediazione che effettuano questi grandi colossi dal cuore digitale e con la testa a Wall Street è determinante per avere successo nelle vendite. Senza di loro il lavoro di conquistare fette di mercato diventa oneroso e a volte impraticabile per la maggior parte delle imprese coinvolte.

Se qualcuno ha dubbi sul ruolo di questi giganti basta osservare i dati sulla pubblicità raccolta in Italia: Google sovrasta tutti raccogliendo oltre 1,4miliardi su un totale di 2,7. (AGCOM)


Per operare sfruttando la capacità e le potenzialità offerte dalle piattaforme digitali per canalizzare il nostro prodotto - qualunque sia il bene o il servizio offerto - abbiamo necessità di farci invadere dal loro modello di funzionamento. E questo vale per ogni cosa noi vogliamo mettere nel mercato locale, nazionale, internazionale, mondiale. L’unico che si salva è il mercato iperlocale che avendo uno spazio relativamente piccolo, in parte potrebbe sopravvivere senza utilizzare questi strumenti di contatto. Vero è che il concetto di iperlocale per un newyorkese è cosa ben diversa per un cagliaritano.


Oggi non è pensabile operare nei TURISMI basandoci ancora sui modelli generalisti. La rivoluzione digitale ha sciolto ogni elemento distintivo omologandolo nelle grafiche-vetrina dei siti web o delle app. Anche i modelli operativi per lo sviluppo delle Destinazioni turistiche sono stati, man mano, svuotati di contenuti a favore della filosofia digitale che guida le azioni commerciali, compresa quella di valore fintamente etico di considerare i residenti (stakeholder) un pilastro della Destination Management Organization.


È incredibile ma, oggi, grazie al digitale è possibile accelerare la ripresa economica stabilendo un patto serio con il turista che colpito (mentalmente) dalla situazione Covid-19 è obbligato a modificare il suo stile di vita e di vacanza.

Con l'aiuto di potenti strumenti software che indagano le nostre impronte digitali in rete le imprese possono predisporre i nuovi strumenti di programmazione, sviluppo, progettazione, comunicazione, marketing. La multidisciplinarietà professionale dei team è diventata indispensabile per immaginare lo spazio digitale dove vivono le persone, compresi i turisti.


Mi spingo oltre e dico che forse è arrivato il momento di superare la parola TURISMO che in questi ultimi anni si è ingigantita e ha ricompreso in modo allargato molte attività umane dando origine a oltre duecento forme di declinazioni denominate emblematicamente TURISMI.


Oggi abbiamo necessità di sapere, di conoscere, di capire che cosa c'è dietro ogni azione turistica. Abbiamo necessità di arrivare all’osso delle questioni, identificare il percorso che svolge una persona quando decide di intraprendere un’azione che lo condurrà verso il consumo di un luogo, di ricevere in dono una esperienza, di gustare un cibo locale, di intrecciare rapporti umani, di immergersi nella storia che è presente nei racconti e nella vita dei residenti sino a sentirsi sollevato dalla gioia di essere arrivato sino a lì.


Il dominio turismo è diventato enormemente complesso e merita un approccio serio. Mai come oggi scopriamo quanto è importante il turista per la nostra economia.


Oggi nessuno si sogna di dire che è un esperto in MEDICINA conoscendo la complessità della materia. Allora non capisco perché devo accettare il luogo comune che spesso sentiamo anche dai media che dichiara una persona esperta di TURISMO. Questa eccessiva semplificazione danneggia la complessità del fenomeno banalizzando le professionalità di chi lo studia e vi opera.


Dobbiamo fare uno sforzo per migliorare la comunicazione pubblica dando a ognuno degli interlocutori che si occupano di una disciplina turistica o di una declinazione applicativa il diritto di rappresentanza e il riconoscimento chiaro che lo inquadra nel processo di gestione del turista.


Ecco perché insisto che è arrivato il momento di ricercare un termine adeguato allo stato d’animo, al processo cognitivo del piacere di fare azioni turistiche a prescindere dai luoghi dove ci troviamo e dal modo come li fruiamo. Sono certo che con uno sforzo potremmo proporre qualche termine più moderno che da ora in poi rappresenterà la vera svolta per individuare i nuovi elementi digitali di cui siamo intrisi ogni volta che respiriamo o mettiamo in atto un’azione turistica.


Qualunque modello per la gestione del turista, applicato in questo periodo storico rischia di diventare inadeguato davanti alla velocità con cui stanno cambiando le preferenze e le abitudini di ognuno di noi.

Serve disegnare nuove cornici mobili, che analizzano il comportamento dei prospect a vocazione turistica, basate sui modelli liquidi che si alimentano dagli estrattori digitali che stiamo imparando a conoscere: adattamento, flessibilità, innovazione, sfida e una certa dose di incertezza.


Ma questa, per l’appunto, è la società liquida in cui siamo immersi tutti, compresi quelli che provano a uscirne o a cercano di starne fuori.


Stiamo assistendo alle conseguenze economiche e sociali create da Mr. Covid-19. È bastato introdurre il cosiddetto distanziamento sociale per aver inciso sui parametri economici su cui era basato il nostro stile di vita abbattendo molti modelli di business da foglio elettronico.


Nella Fase 2 stiamo tentando di riprendere le vecchie abitudini ma è evidente che non sarà come prima. Almeno per ora.


E allora è interessante domandarsi come gestire i TURISMI in attesa di capire le nuove dinamiche sociali collegate al bisogno di viaggiare, di scoprire, di conoscere.


Ci aiutano in questo senso due fenomeni che abbiamo visto e subìto in questo periodo: il telelavoro - che non è smartworking - e la didattica a distanza.


In due mesi abbiamo fatto un salto in avanti importante. Ci siamo abituati in fretta alla videoconferenza giornaliera, a ricercare i documenti nei repository aziendali, a condividere lo schermo del computer. Siamo passati dalla condivisione su Facebook alla condivisione delle idee sullo schermo del computer.


Diciamo che stiamo iniziando a entrare nel digitale e, se sapremmo liberare la mente con processi profondi di immaginazione superando gli schemi analogici delle nostre abitudini, potremo osservare i vantaggi del cambiamento.

Pensate un attimo a tutte le mediazioni che abbiamo dovuto sopportare pur di non fermarci in questo momento complicato. Senza il digitale saremo collassati molto prima e la ripresa sarebbe stata molto più lenta e dolorosa.


Lo stesso è accaduto al povero turista. Se vuole viaggiare perché non si accontenta di Sky Arte o dei Virtual tour dei luoghi che sognava di visitare dovrà modificare vari parametri legati al comportamento e all'accesso.


Ecco perché in tanti si chiedono: ma questo si può ancora chiamare turismo?


Immaginate cosa sta succedendo al sistema statistico mondiale che deve riconfigurarsi velocemente per fotografare, rilevando sul campo, la nuova situazione.

Insomma un macello a cui dovremo presto rimediare e mettere ordine.


Il risultato è che in tutto il mondo si stanno adottando misure idonee basate sull'utilizzo di piattaforme digitali per sostenere le economie di cui ci nutriamo, comprese quelle agricole che tanto servono anche al turista.


I nuovi modelli per aiutare il turista.

Qualsiasi modello organizzativo/funzionale che nasca per inquadrare il nuovo turista non potrà derivare dai precedenti.

Le necessità, a parte Covid-19, sono quelle di riposizionare la filosofia con cui vogliamo inquadrare il comportamento umano quando svolge un’azione turistica.

Ecco perché ritengo che ragionare con i vecchi schemi non ci aiuta a elaborare la visione futura con cui imprese e istituzioni dovranno fare i conti se vogliono ancora giovarsi della presenza di turisti a vantaggio delle imprese e arricchendo il territorio di una presenza importante per lo scambio culturale necessario a condividere la filosofia che tutela la Terra.


Ancora una volta il digitale ci aiuta e ci indica la strada da percorrere per rimanere competitivi a livello mondiale aumentando il valore dell'esperienza umana che, grazie alla Intelligenza Artificiale, è possibile indagare le nostre emozioni e le nostre idee.


La lotta per lo sviluppo delle imprese è tra quelli che, pur cedendo in parte la propria privacy alle piattaforme digitali, sapranno estrarne i dati per elaborare nuove strategie e opportunità di lavoro e quelli che per pigrizia o per semplice ignoranza pensano che non è accaduto nulla e pretendono di continuare come prima.

E, si badi bene, l'obiettivo non è il guadagno ma la ricerca di uno stile di vita che ci consenta di vivere in armonia con la Terra.


Se utilizzi uno smartphone o un computer ti devi rassegnare a concedere una parte della tua vita alle piattaforme digitali. Questi guardoni digitali ne sanno più di noi su noi stessi.


Sono capaci di sorprenderci e di stupirci e forse è per questo che non ci ribelliamo abbastanza alla loro invadenza e ci appaga utilizzarli.


Ecco perché la scelta di un viaggio per raggiungere una destinazione è una delle tante tracce e impronte digitali che lasciamo in rete a livello personale e non aggregato.

Mi torna alla mente una frase che per anni trovavo nei cavalcavia delle nostre strade statali: Dio c’è. Nel nostro caso diventerebbe: Dio sa! Senza voler offendere la sensibilità di chi vive la propria religiosità con il proprio Dio.


Lo spirito indagatore e di raccogliere i dati sui nostri comportamenti e pensieri è stato sempre praticato dall'uomo. L'avvento del digitale lo ha semplicemente perfezionato e reso disponibile a tutti. Chiaramente gli spioni digitali non potevano trovare un Paese più incline degli Stati Uniti per alimentare questa pratica ingigantendo il problema sulla tenuta e il trattamento dei dati raccolti.


Il valore delle informazioni necessarie per profilare i nostri stili di vita hanno assunto un'importanza tale che ci ritroveremo sempre più condivisi e contesi.

I profili che ci riguardano sono costruiti con una granularità tale da spaventarci se ci pensiamo un attimo.

Confesso che sapere che sono diventato un prodotto mi irrita assai. Anche questo in parte offende l'uomo è non mi sorprende che in futuro avremo anche lì uno stop.


Con questo scenario diventa assai difficile inquadrare il turista all'interno di uno schema precostituito preparato nelle scuole di marketing e utilizzato per semplificare un modello organizzativo e funzionale, che ritenevo già vetusto e che, oggi, con Covid-19 si presenta con la giacca stropicciata e sgualcita.


I nuovi modelli ETICI legati soprattutto allo sviluppo sostenibile dei territori saranno basati su dashboard che espongono i risultati di elaborazioni a livello mondiale censendo e verificando il profilo di ognuno di noi e raccogliendoli nel simbolismo digitale che è in grado di esprimere l’algoritmo disegnato dall’uomo.

La forza dei risultati presentati nella dashboard dipenderà dalla nostra capacità di proporre formule di turismi rispettosi dei luoghi dove viviamo. Sarà sempre più interessante testare i modelli di sviluppo territoriali e il gradimento prestato dai potenziali turisti.

Sapremo in tempi rapidissimi quali formule di turismi sono più Sardegna-oriented nella visione delle imprese e degli abitanti.


Più che empatia commerciale o markettara servono idee chiare di sviluppo rispettose della Terra evitando di continuare a ferirla con i nostri comportamenti.


Dovremo riscrivere la parola Osservatorio declinandola su questi nuovi scenari liquidi e capaci di sviluppare proiezioni predittive.


È con questi presupposti che vorrei provare a disegnare un nuovo paradigma culturale e scientifico sul turista, capace di dare forma tridimensionale al modello di gestione delle azioni turistiche. Ormai è possibile indagare quasi in tempo reale il comportamento di un prospect interessato a svolgere un’azione turistica.


Diventa importante definire le Azioni turistiche per associarle al conto sociale di quella comunità dove si sono svolte.

Valutare il ritorno per il territorio che deve digerire le Azioni turistiche messe in atto da un turista è fondamentale per creare consapevolezza e co-creazione di valore nei residenti.


Ecco perché è interessante lavorare su questi modelli economici di sostenibilità che sono in grado di fornirci la forza che deriva dai vari comportamenti adottati dal turista.


Un esempio importante ci viene dal semplice calcolo che possiamo fare se prendiamo in considerazione 1.000€ spesi da un turista che mette in atto le sue Azioni turistiche all’interno di un progetto esperienziale da vivere nel territorio e i 1.000€ di un turista che decide di soggiornare per 7 giorni in un Resort.


E su questi temi che diventa importante ragionare per il futuro della Sardegna turistica.


Grazie per essere arrivati sino alla fine di questo lungo post.

112 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti

1 Comment


gianfranco.damiani
May 28, 2020

Caro Sandro,

non finisci mai di stupirmi con la tua penna multiforme sei capace di lanciare stilettate sarcastiche e velenose verso gli improvvisati tuttologi e subito dopo accompagnarci, salendo e scendendo armonicamente, tra colline dolci piene di paesaggi prospettici tutti da costruire.

Grazie,

Gianfranco

Like
bottom of page