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Immagine del redattoreSandro Usai

Il turismo fatto di tancas e tanchisceddas



Aveva ragione Melchiorre Murenu [1]. A proposito dell’arroganza e ingordigia dei potenti feudatari. Oggi vedo una similitudine tra quel periodo vocato a far accrescere la proprietà terriere di pochi e l’arroganza dettata dall’ignoranza nel gestire lo sviluppo turistico della nostra regione.

Così come allora rilevo che sono circondato da bolle che possiamo rappresentare come tancas chiuse da muretti a secco culturali, che precludono la crescita inclusiva in spazi più ampi di confronto aperti a esplorare senza confini il mondo che ci circonda.

Bellezza di viaggiare, entrare in contatto con altri popoli, altre culture, altre usanze e abitudini.

Al contrario, quando riceviamo i turisti in casa nostra, nella nostra terra stupenda e unica i muretti a secco culturali ci creano un confine invalicabile che neanche quando ci sporgiamo per guardare oltre riusciamo a vedere “l’altro” che ricerca il piacere che solo un viaggio alla scoperta dei luoghi e delle persone residenti gli può dare.

 

Ecco che, allora, serve uno sforzo da parte delle istituzioni pubbliche che governano i processi di sviluppo territoriali accompagnandoli con stimoli culturali capaci di accogliere il forestiero, come lo descrive la Bibbia, per farlo sentire parte integrante della nostra cultura e intimo nelle nostre comunità.

 

Nel 2024 il turista è ancora un alieno, prima di tutto per la Regione Sardegna che, non possedendo strumenti di indagine e rilevazione efficaci, oltre il solito strumento che raccoglie gli arrivi e le presenze; vive come un fantasma in una terra sconosciuta anche se antica come l’alba, come la definì Marcello Serra.

 

Oggi la Sardegna vive ancora in regime dilettantistico la gestione del turismo.


Stenta a Inquadrare i bisogni del turista e quindi ha forti ritardi nel trasformare un’opportunità in canale di reddito capace di sostenerci.

Ha forti inerzie per Capire il comportamento del turista complicando la capacità di elaborare risposte serie e efficaci che trasformano la soddisfazione di un viaggio in capacità di spesa e fidelizzazione.

 

Il nuovo assessore al Turismo e la Presidente Todde devono, a mio avviso, comprendere che è indispensabile intraprendere un percorso di elaborazione delle strategie necessarie a elevare la redditività indotta dal turismo, ascoltando chi vive con i turisti e conosce le dinamiche commerciali dei grandi soggetti che (s)padroneggiano i mercati internazionali determinando il successo o il fallimento di una destinazione.


Se vogliamo agire con lucidità bisogna appoggiarsi ai soggetti che creano un vero valore aggiunto connesso agli arrivi e alle presenze turistiche e alle attività di vita.

Tra questi soggetti rientrano sicuramente le strutture aeroportuali e portuali. Ma soprattutto ci sono i veri dominatori dei flussi turistici che sono i Tour operator, i vettori aerei quali Ryanair che oggi è la vera padrona dei nostri scali, i soggetti dediti all’accoglienza e strutturati per filiere capaci di includere gli ospiti nel territorio.


Se non riusciamo a governare il confronto con tutti questi soggetti, affamati di guadagno (facile) e determinati ad aumentare il loro perimetro di influenza, allora non ci rimane che vivere spensieratamente dentro le nostre tancas e tanchisceddas convinti che il mondo finisce dove arriva il muretto a secco.

 

Dopo una legislatura che sarà difficile da dimenticare, almeno per me, è arrivato il momento di osare umilmente e guardare fuori dalle nostre tancas utilizzando i droni che portano i nostri occhi oltre i confini visibili naturalmente. Ma subito dopo, rassicurati dalle nostre capacità, dobbiamo saltare l’ostacolo che ci separa dal mondo per incontrare “gli altri”.

 

Non possiamo migliorarci con Piani strategici che arrivano a fine legislatura e diventano inapplicabili perché vivono all’interno di una bolla creata da guru che, alla fine, sono incapaci di intercettare il mondo reale, quello che vive con i turisti e con chi anima la loro vacanza a partire dall’ispirazione.

 

Se vogliamo scegliere i turisti che sogniamo dobbiamo andare a prenderceli a casa loro. Non possiamo fare gli schizzinosi quando arrivano perché non sono la “merce” che ci aspettavamo, perché sono tanti, sporcano, non spendono, etc.

Bisogna anticipare il processo di ispirazione e acquisto creando valore di Sardegna in chi ha, prima di tutto, valore culturale che, meglio, si accompagna con una buona capacità di spesa.

 

Possiamo migliorarci se chi governa il turismo balneare supera il suo muretto a secco scoprendo che la Sardegna che vive distante dal mare è altrettanto ricca di contenuti da offrire e che irrobustiscono il piacere della vacanza.

 

In questi anni il tema del turismo è stato davvero maltrattato. Alimentato da un flusso consistente di denaro riversato su rigagnoli di cui non si conoscono i percorsi.

Così il turismo rimane fermo nei numeri e nella costruzione di un vero sistema economico capace di ampliare le proprie attività a favore di tutte le comunità.

 

Di questo ho parlato in questo periodo con Ilenia Cocco che spesso è musa ispiratrice di ottime riflessioni e spunti. Grazie!


[1] Questi versi sono stati composti in occasione dell'Editto. Generalmente sono attribuiti a Melchiorre Murenu; tuttavia il canonico Giovanni Spano attribuiva i versi a certo Francesco Alvaru, cfr. G. Spano, Canzoni popolari della Sardegna, 1857, ora ed. Ilisso, Nuoro, 1999, p. 112, ISBN 88-85098-94-0

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