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Immagine del redattoreSandro Usai

Il Turismo? Chiediamolo a Google, Facebook, Instagram!


Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Per introdurre il tema dobbiamo partire dal grafico riportato sotto che mostra la posizione dell’Italia nelle competenze digitali rispetto agli altri Paesi europei. Non siamo messi bene!


Direte che c'entra questo con il turismo? C'entra, c'entra!



Essere tra gli ultimi nella classifica non ci aiuta a migliorare lo status dell’economia che si alimenta della cultura digitale. E il turismo è impregnato di elementi utili rilevati dalle piattaforme digitali che sono indispensabile per indicarci con buona precisione le tendenze e quindi per cogliere le opportunità. Questo il link per chi vuole approfondire (https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/desi)


Il quadro mostra che l’Italia ha poca dimestichezza con la cultura digitale in genere e ancora meno nel turismo con grossa perdita di competitività internazionale.


La maggior parte delle azioni di studio sul turismo si occupano di elaborare i dati sugli arrivi/presenze, di capire dove si spostano, che cosa fanno e quanto spendono i turisti durante il loro soggiorno incrociando i dati degli Operatori telefonici, i consumi elettrici, la quantità di rifiuti conferiti e via dicendo.


In un sistema arretrato come quello statistico nazionale e il conseguente approccio locale emerge totalmente l’incapacità di comprendere il fenomeno turistico. E questo è così da 50 anni.


Poi accade un fatto disastroso: arriva Covid-19 e ci trova totalmente impreparati e incapaci di reagire con consapevolezza anche per la mancanza di conoscenza e di cure adeguate e proiettando in ognuno di noi un elemento di grande insicurezza.


Il Coronavirus si è abbattuto in Europa proprio nel momento in cui il turista stava valutando la destinazione delle sue vacanze sostituito oggi da un senso di sconcerto, insicurezza, paura e incertezza che ha indotto tutti a fermarsi. Il turismo, e i settori collegati, è sicuramente il comparto che pagherà il conto più salato a causa della pandemia.


Il quadro che emerge è ormai chiaro: ci è toccata una sciagura e se non prendiamo subito delle contromisure per elaborare scenari e ipotesi per il prossimo futuro molte imprese scompariranno.


Allora quali strade possiamo percorrere per avviare il futuro?


Prima di tutto è indispensabile mettere in sicurezza le imprese attraverso i sussidi statali.

Poi bisogna pensare al post-Covid-19. Chi ci può aiutare a comprendere cosa sta pensando il potenziale turista in questo momento? E quali sono i trend emergenti che incidono nella scelta della destinazione turistica man mano che impareremo a convivere in questa situazione?


Senza la comprensione di quello che sta elaborando il turista sarà molto difficile progettare strategie di comunicazione e di marketing, riposizionare la destinazione e configurare nuove offerte adatte alle mutate esigenze.


Mi perdoneranno gli amici che si stanno muovendo per cercare soluzioni o individuare percorsi utili per l'economia locale ma temo che il riscontro sarà basso se non si prevedono investimenti nell'analisi dei nuovi scenari. Ci serve capire quanto vale ancora il turismo e dove sarà allocato.


Le affermazioni “bisogna fare sistema”, “se stiamo uniti ce la faremo”, “insieme si vince” e tanti altri propositi che sento in questi giorni perdono di efficacia davanti all’enormità delle difficoltà che stiamo vivendo e, secondo me, non avranno il successo atteso se non prevedono le azioni di studio e analisi. Non è con questi slogan che si crea il futuro!


Quindi se vogliamo tornare attori proattivi nel turismo è indispensabile esigere dallo Stato e dalla Regione un Piano di lavoro completo di azioni strategiche armonizzate e coese utili per tutto il Paese.


Qualunque idea ci venga in mente diventa cruciale chiedere il supporto alle piattaforme digitali dei grandi player americani - Google, Facebook, Instagram, Twitter, Amazon - che diventano strategiche per inquadrare le attività di sviluppo per il turismo partendo dal profilo del turista post-Covid che ci è totalmente sconosciuto.


Per fare questo il nostro Paese e la Regione Sardegna devono prendere rapidamente le loro decisioni e stipulare accordi strategici che ci consentano di estrarre dalle piattaforme digitali tutti quegli elementi necessari per capire come sta evolvendo l’elaborazione della paura e dell’incertezza nei cittadini europei. Lo Stato e le Regioni hanno il compito di creare le dashboard con cui i territori possono estrarre e affinare la comunicazione e le azioni promozionali declinandole con intelligenza, saggezza e competenza.


L’analisi del sentiment in rete è fondamentale e bisogna avviarla immediatamente con il supporto di specialisti delle varie discipline (analisti dati, marketing, filosofi, psicologi, umanisti, sociologi) che aiuteranno a valorizzare i dati e costruire i profili su cui progettare l’offerta turistica post-Covid-19.


Mai come in questo periodo le piattaforme digitali sono indispensabili per inquadrare il futuro del turismo. I guru e i visionari che abbiamo conosciuto sono necessari ma inseriti in una task force multidisciplinare che elabora le indicazioni per il tipo di offerta turistica che vogliamo mettere a disposizione coerentemente con le esigenze del periodo.


Oggi più che mai le piattaforme digitali sono a conoscenza dello stato di salute, delle aspettative, dei sogni di ognuno di noi. Con il loro supporto potremmo prevedere l'andamento delle dinamiche collegate al turismo e se miglioriamo le nostre competenze digitali concorrere per il successo. Aggiungo che accelerare in questa direzione è anche una esigenza per la sopravvivenza di tante imprese del comparto turistico.


Il tempo con cui realizzeremo questo progetto è fondamentale per uscire dalla crisi in cui siamo precipitati e per poter individuare un impianto di offerta turistica adeguata.


Non abbiamo molto tempo e dobbiamo imparare velocemente quello che ci può offrire la conoscenza digitale se vogliamo competere e tornare a dire la nostra in un mondo che, nel mentre, sarà cambiato profondamente e per certi versi irriconoscibile.


Solo con le competenze digitali nel turismo sarà possibile superare la crisi creata dalla pandemia andando rapidamente oltre le soluzioni software stand alone che non interoperano con il mondo digitale globalizzato.


La nostra pigrizia culturale e arretratezza di questi decenni nei confronti della cultura digitale oggi assume una valenza pericolosa che può amplificare lo stato di crisi rendendolo stagnante. È necessario ricominciare con i presupposti indispensabili per competere seriamente nel mercato mondiale del turismo.


Quindi va bene pensare di fare qualcosa insieme se è riferito al sistema Paese. Il resto temo che sia un puro esercizio destinato a soccombere già sul nascere perché non è attuato tenendo conto della conoscenza proveniente dalle piattaforme mondiali che gestiscono la ecosfera digitale.

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