E dopo tanti rinvii e giravolte, sempre pagate dallo Stato e quindi da tutti noi, siamo arrivati all’epilogo della compagnia di bandiera, l’Alitalia.
Che Alitalia fosse diventata più un peso per le casse dello Stato che una risorsa capace di sostenersi autonomamente è cosa nota da vari decenni.
La Sardegna, forse per un patto parasociale con lo Stato, ha sempre cercato una soluzione per la Continuità territoriale che avvantaggiasse Alitalia e, diciamo, fino ad oggi è andata anche bene seppur sia stata pagata profumatamente. E profumatamente sono stati pagati anche i tanti studi commissionati all’Università sarde.
La Continuità territoriale è stato un affare anche per altri soggetti! Forse, così com’era strutturata, lo è stata meno per i sardi vista la continua incertezza che la contraddistingue.
Che fosse una soluzione fragile, la proroga della Continuità, lo si era capito da tempo e le continue decisioni in emergenza con atti politici emanati dai vari ministri succedutisi lo dimostrano nel tempo.
Come si dice, ora i nodi vengono al pettine e la Sardegna, oltre che dover affrontare un periodo di grande incertezza per garantire la mobilità ai sardi, dovrà anche affrontare il verosimile "collasso" dell’aeroporto di Cagliari che per ora rimane sotto scacco con la riduzione di circa 40 movimenti al giorno tra Roma e Milano, visto il Piano industriale di ITA.
Siamo davanti al dramma dentro il dramma! Già l’aeroporto è stato devastato dalla pandemia e ora gli tocca vivere in questa totale assenza di programmazione. Ad oggi non ho ancora sentito parlare di prospettive e soluzioni capaci di mitigare il problema della mobilità e del danno che subirà l’aeroporto del capoluogo.
Quaranta movimenti al giorno sono tanti anche ipotizzando un patto per ripartirli tra Ryanair, Easyjet e Volotea se, come appare, ITA non prevede tra le sue destinazioni la Sardegna.
Per farlo infatti dovrebbe modificare il Piano industriale e ridiscuterlo con la Commissione europea, oltre che rivedere il budget concesso dallo Stato per lo start up.
Siamo davanti ad una prospettiva totalmente nuova per i sardi che in assenza di accordi dovranno attendere il buon cuore delle compagnie low cost che opereranno a condizioni di mercato. E non è detto che sia tutto questo male se la politica saprà (lo spero) ricercare una formula capace di soddisfare il fabbisogno di mobilità dei sardi e dei continentali verso la Sardegna.
Siccome a pensar male a volte ci si azzecca, diceva un personaggio oramai andato, mi viene in mente che forse è quello che la politica sarda voleva da molto tempo e oggi lo vede realizzarsi facendo finta di strapparsi gli abiti per il dispiacere di veder andare a morire Alitalia.
ITA, che non è la nuova Alitalia come qualcuno si ostina a raccontare, nasce così piccola da garantire forse solo gli interessi di qualche politico del nord e con i sardi che ancora una volta devono cercare una soluzione capace di garantirsi quel diritto alla mobilità di cui si riempiono la bocca gli assessori di turno. Lo schieramento non conta!
E quanto pare anche per le navi le cose non sono messe tanto bene.
Leggo che i rappresentanti sardi della maggioranza, compreso il Presidente, si stanno impegnando. Solinas ha utilizzato la linea rossa leghista per parlare con Draghi che pare che quando ha risposto ha pensato ad uno scherzo perché gli appariva il numero di Salvini e invece la voce era quella del nostro governatore.
Chissà che cosa si saranno detti i due?
Ecco: il futuro della mobilità dei sardi è come il contenuto di quella telefonata! Auguri Sardegna.
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