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Immagine del redattoreSandro Usai

Airbnb non è il principale colpevole!


Giusto per cambiare argomento e per non pensare solo a Quello lì, che, come avete visto, anziché andare in una struttura ricettiva ha preferito installarsi dentro le persone, oggi posto questa breve riflessione che interessa il settore extra alberghiero e i portali di prenotazione online.

In molti studi e articoli, l’ultimo è di oggi sul Fatto Quotidiano, si dibatte sulla conseguenza, per le nostre città e per i cittadini residenti, delle opportunità offerte dai portali di prenotazione online che utilizzando modelli di intermediazione sugli affitti, guadagnano miliardi di dollari e sono la causa di molti mali che stanno rovinando le città rendendole invivibili per i residenti.

Lo dicono in molti ma io non la penso proprio così! Continuate a leggere per capire.

I portali di prenotazione online hanno trasformato in merce da offrire sulle loro piattaforme i nostri immobili che ormai, poco abitati o addirittura disabitati, vengono convertiti “e portati a reddito”, come direbbe un noto assessore casteddaio, offrendoli a spensierati turisti in cerca di una vacanza esperienziale a contatto con i residenti.

Airbnb per primo aveva capito che esisteva una forte domanda turistica esperienziale e a basso costo e ha creato le condizioni per svilupparla fornendo gli strumenti digitali per far incontrare l’offerta immobiliare con la domanda turistica.

Diciamocelo: sono stati bravi e hanno aiutato, e ancora aiutano, moltissime persone e famiglie a migliorare il loro stato economico fornendo a molti turisti la possibilità di vivere una forma diversa di vacanza spesso in centro città. Hanno creato la sharing economy o meglio la $sharingeconomy$.

In Italia il fenomeno extra alberghiero ha trovato il terreno fertile: molti immobili disponibili e una domanda turistica immensa favorita soprattutto dalla nascita delle low cost. A proposito anche per loro è diventato $lowcost$.

È così che siamo diventati il quarto mercato al mondo su Airbnb.

Fonte: Il Messaggero.it

Il modello di business chiamato sharing economy ci riporta il luogo comune che è una cosa buona, nata per aiutare le persone, utile al mondo.

E in parte sicuramente mantiene questa propensione favorendo oltre all’affitto (breve) le relazioni tra persone, proprietari di appartamenti e turisti.


Però, poi, allettati dai guadagni milionari hanno fatto il loro ingresso nella filiera degli affitti i signori dei mercati immobiliari, finanziari, a volte pure speculatori, che hanno saputo insinuarsi tra le mancate norme urbanistiche e i Regolamenti comunali.

Questo ha provocato la nascita e il proliferate di varie forme di nuove attività commerciali, tutte in regole con il codice civile, ma proiettate in modo determinato a ottenere il massimo profitto dalla gestione dell’immobile. D’altronde non spetta a loro autocensurarsi se contribuiscono in modo rilevante a occupare i centri storici. Spetta invece a chi governa fornire modelli e regole per evitare i fenomeni che stiamo rilevando su Venezia, giusto per citarne una.


Alla fine il risultato è davanti agli occhi di tutti. Molti proprietari si sono rivolti, anche per convenienza, direttamente a queste società che con professionalità si occupano di gestione immobiliare e poco di accoglienza turistica.

Ormai è risaputo che i turisti arrivano nelle case affittate tramite le piattaforme online, digitano il codice di sblocco e soggiornano nell’appartamento senza mai vedere il proprietario e tanto meno un incaricato della società.

Un ottimo modello di accoglienza, quello della sharing economy, si è trasformato, appunto, in $sharingeconomy$ fagocitando tutto quello che si presentava davanti a loro.

Ma tutto questo non può essere (solo) colpa di Airbnb.

Penso che in gran parte sia colpa dell'abbandono della gestione del territorio riconducibile alla politica locale e nazionale che ancora oggi stenta a definire la differenza tra i due modelli.

Il primo - sharing economy - ha diritto di essere sviluppato con una logica che favorisce le relazioni. Il secondo - $sharingeconomy$ - ha diritto anch’esso di essere sostenuto perché è attività d’impresa e deve competere come tutti gli altri.

Lo stesso ministro Franceschini sta proponendo una soluzione democristiana che se poteva andare bene nei decenni di fine secolo scorso oggi è francamente anacronistica perché anziché definire le politiche del turismo in Italia tende a non contrariare alcune categorie di soggetti che di fatto svolgono attività d’impresa mascherata da Cappuccetto Rosso e pretendono di essere inquadrati come i tantissimi che con l’extra alberghiero ci campano per sopravvivere.

Ci vogliono idee chiare e un progetto del futuro delle nostre città dove si pratichi una convivenza gentile tra i turisti che desiderano visitare i luoghi, peraltro pagando, e i residenti che sino a quando ci saranno avranno diritto di vivere in armonia con tutti e evitando ripercussioni troppo forti nel loro manage giornaliero.

Ecco perché spesso raccomando anche agli amici cagliaritani di non nascondersi davanti a questo fenomeno che giova alla città e che merita di essere studiato e gestito indicando chiaramente i presupposti per lo sviluppo.

Lamentarsi per la eccessiva presenza di turisti a Cagliari, per esempio, non ha senso visti i numeri di arrivi e presenze. Penso che se mettiamo a confronto le presenze turistiche e gli arrivi giornalieri degli extra cittadini (circa 400.000) è evidente che le questioni da dibattere diventano altre.

Certo non va trascurato che la maggior parte dei turisti ospiti di strutture extra alberghiere risiedono nei quartieri storici e questo sicuramente pesa per i residenti.

Per questo desidero mettere in guardia anche chi ascolta le lamentele che provengono da tante associazioni di categoria che giustamente (secondo il loro punto di vista) si sentono minacciate dalla erosione di quote di mercato di clienti che a causa di Airbnb & C. trovano una soluzione ideale nelle proposte di un appartamento.

Giusto per capirci anche le associazioni sono diventate $Conf...$.

E allora dico ai politici: non prendetevela con le piattaforme digitali perché non sono il vero nemico da combattere. Il vero nemico della civiltà che guarda al futuro sono la mancanza di immaginazione e di progettazione.


E questo dipende da voi, non da Airbnb.


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