L'assessore al turismo Franco Cuccureddu, nei giorni scorsi, ha annunciato l'avvio dello studio della rotta aerea Olbia-New York. Si parte nel 2026!
Naturalmente l'aeroporto di Olbia, coinvolto nell'operazione, ha subito obbedito e si è messo in moto senza esitare un attimo. Mica si può sciupare un sogno! Soprattutto se il sogno proviene dai piani alti regionali della politica.
In questi giorni si sono svolti a Olbia due webinar che hanno visto la partecipazione di importanti società che hanno tracciato i connotati del turista americano e analizzato il mercato.
Certo, l'idea di avere un collegamento diretto con gli Stati Uniti è molto ambiziosa. Le dinamiche commerciali e il contesto internazionale non sono facili ma siccome ci è riuscita la Puglia e la Sicilia allora perché non ce la possiamo fare anche noi!
Siccome è noto che anch'io nutro una certa dose di ambizione mi sono chiesto: "perché dobbiamo accontentarci di uno sparuto numero di turisti americani che dovrebbero arrivare direttamente da New York, magari con un volo settimanale, quando possiamo lanciare una rete che copre tutta l'Europa e cercare di intercettare una quota più grande di turisti?
Ecco è proprio qui la differenza tra l'idea dell'assessore Cuccureddu e la mia.
Finanziare, con pratiche di co-marketing o attraverso i fondi riservati agli aiuti ai vettori, un vettore nazionale è interessante e probabilmente fattibile. Convincere un vettore americano, invece, è decisamente molto più complicato.
Le esperienze pugliesi e siciliane lo dimostrano.
Ma a parte questo trovo decisamente poco conveniente, a meno che non serva per mero sfizio personale, puntare ad accendere la rotta con New York. Ovvero non punterei solo a questa soluzione.
Se invece, utilizziamo le risorse finanziarie e di tempo per ricercare durante tutto il 2025 di stipulare accordi commerciali con i principali tour operator americani, che offrono la destinazione Europa/Italia, affinché nei loro pacchetti di viaggio inseriscono la Sardegna tra le mete da visitare allora è certo che avremmo il successo che ci meritiamo.
I dati che abbiamo visto durante gli webinar sono incoraggianti e l'ambizione massima non è di avere i turisti americani in Sardegna come unica destinazione da visitare ma di proiettare nel loro immaginario che spostarsi da altre località, anche solo per due, tre giorni, in Sardegna significa alimentare la magia di cui solo un'isola è capace. Le connessioni non mancano con i principali hub e città europee.
La Sardegna sconta il fatto che non è conosciuta negli Stati Uniti e quindi per avviare un processo di ispirazione nella testa degli americani è necessario costruire un percorso di animazione che va studiato e affidato a società di marketing e comunicazione capaci di incidere nelle decisioni dei tour operator americani.
Insinuarsi in questi processi non è semplice e il lavoro da svolgere è enorme.
Nel 2023 i turisti americani che hanno visitato l'Italia sono stati 4,1 milioni, con una spesa media per notte di 184,7€ (valore più alto tra tutte le provenienze rilevate dalla Banca d'Italia).
La permanenza media è di 10 notti che, come ci hanno spiegato durante gli webinar, spesso sono ripartite tra le città d'arte e i luoghi simbolo della italianità rinomati nella cultura americana.
Dei 4,1 milioni arrivati in Italia solo 59.000 sono giunti in Sardegna nel 2023 e la maggior parte di loro ha scelto la provincia di Sassari (34.000 arrivi).
La Sardegna deve iniziare un percorso che per i competitor è partito un secolo fa.
Quindi proviamoci ma senza lasciarci andare a facili entusiasmi che poi possono portare profonde delusioni oltre che investimenti molto cospicui di soldi pubblici.
A proposito gli americani sono clienti che puntano ai luoghi dove si pratica il lusso perché ricercano una qualità molto elevata dei servizi. Ecco perché la Gallura è il luogo ideale per loro. Ricordiamoci però che non regalano i soldi solo perché sono in Sardegna.
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