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  • Immagine del redattoreSandro Usai

Così il Sarrabus muore.



Se non fosse per i bellissimi video pubblicati nel canale Sardegna che mostrano le spiagge orfane dei suoi ospiti e il mare che attende i bagnanti, potremmo dire che quest'anno nel Sarrabus sta calando una cappa afosa di tristezza e sofferenza. Anche la natura è offesa e triste senza i vacanzieri dopo che per millenni ha modellato le pietre e levigato ogni superficie con cui è venuta a contatto.


-230-96-17-120 … sono solo alcune cifre che sommate alle tante altre confermano il disastro imminente che coinvolgerà tantissime persone e famiglie legate al turismo nel Sarrabus.


Di fronte a tanta preoccupazione e dolore le frasi "non tutti mali vengono per nuocere", "bisogna approfittare di questi momenti per rivedere i processi", "lavorare per il futuro" non trovano ospitalità nella testa di molte mamma e papà che legano la loro sopravvivenza al turismo.


Con le dichiarazioni di questi giorni, tampone sì tampone no, e una comunicazione totalmente sbagliata da parte della Regione Sardegna crollano anche quelle poche prenotazioni che potevano dare un filo di speranza e respiro economico ai tanti albergatori, campeggi, stabilimenti, ristoranti che puntavano tutto sui mesi di luglio, agosto e settembre.


Questa volta gli operatori turistici stanno conoscendo una nuova dinamica incestuosa tra il Covid-19 e l'azione politica regionale. È incredibile come stiamo sciupando il vantaggio competitivo dei pochi contagi e del valore della Destinazione Sardegna a causa di una comunicazione confusa e sbagliata.


A questo punto temo che nel Sarrabus, e non solo, aumenterà la base dei poveri, dei semi poveri e dei meno ricchi. Crolla il modello economico che travolgerà anche quello sociale.


Il sostegno ai cosiddetti lavoratori stagionali attraverso il ricorso alla formazione professionale, di cui ha accennato anche l'assessore Chessa, non può diventare un nuovo strumento di welfare in capo agli albergatori.

Queste persone e famiglie sono anni che lavorano per le strutture ricettive e sanno come muoversi e come comportarsi. Semmai la formazione di qualche ora potrebbe essere utile per addestrarsi alle nuove norme tecniche e comportamentali per mitigare il rischio di contagio. Ma questo rientra nella legge 81 e non sulla formazione alle attività alberghiere come sa bene chi fa impresa.


Un territorio muore se i suoi abitanti non sorridono.


Oltre all'aspetto umano, che rimane il più importante, il disastro Covid-19 e la comunicazione sbagliata dalla Regione Sardegna diventano la causa del disastro che se poteva essere mitigato ora si fa sentire con tutta la sua forza distruggente.


Questa volta i Comuni saranno chiamati a sostenere con forza le loro comunità colpite da questo evento luttuoso che sta affossando la principale fonte di reddito presente nel territorio.


Cambierà anche il valore del mercato immobiliare delle case e delle strutture ricettive presenti nel territorio peggiorando gli indici dei valori che consentiranno una speculazione da tenere sotto controllo per non compromettere la reputazione dei luoghi.


Un territorio muore se i suoi abitanti non sorridono più.

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