Mamma, mamma, quando potremo uscire di nuovo all'aria aperta?
Giovanni devi avere pazienza perché hai sentito che cosa ha detto Conte?
No, mamma. Non l'ho sentito. Io voglio uscire.
Giovanni anche se mamma è a casa non può accompagnarti perché è come se fosse a lavoro.
È in telelavoro!
Cari amici in questo dialogo tra madre e il figlio è racchiusa una realtà che richiede molta attenzione e sensibilità nell'applicazione di forme di occupazione basata sul lavoro da remoto.
Il "Lavoro da remoto" non significa lontano dal lavoro.
In questi giorni si sente spesso parlare di forme di lavoro da remoto a causa del Coronavirus e lo stesso Presidente Conte le ha inserite nei Decreti che ha firmato per contrastare la diffusione del contagio.
Ogni azienda, per evitare il blocco delle attività, si è organizzata velocemente per attivare forme di prestazioni lavorative da remoto con la conseguenza che molti datori di lavoro, pubblici e privati, hanno dovuto imparare in fretta nuove terminologie informatiche e domandarsi quale istituto contrattuale è meglio utilizzare per far lavorare un dipendente da casa o da altro luogo remoto.
Il rischio di un collasso delle organizzazioni imprenditoriali e statali è forte soprattutto per la mancanza di cultura aziendale che coinvolge i manager, i lavoratori e i sindacati.
Infatti sono tantissime le dinamiche personali e lavorative che scaturiscono da queste forme di prestazioni professionali.
Sicurezza del lavoratore, strumentazione informatica, connettività, formazione, accesso anche in video, accesso granulare agli archivi documentali, protezione dei dati personali del lavoratore e degli utenti/clienti, introduzione di watermark per la protezione dei documenti, riservatezza delle conversazioni telefoniche operate su canali VoIp giusto per elencarne qualcuna.
A questi primi aspetti vanno aggiunte le dinamiche familiari che incidono pesantemente e ancor di più in questo periodo particolare vista la compressione delle libertà di movimento all'esterno delle nostre abitazioni.
La pandemia che ci ha colpito ci deve far riflettere molto non solo per gli aspetti sanitari ma anche per le conseguenze economiche e sociali che possono derivare se non hai un piano b da attivare in fretta per supplire gli standard a cui ti eri affidato, forse, con troppa fiducia e con atteggiamenti scaramantici.
Se vogliamo evitare il default dobbiamo fare in fretta e ridisegnare con molta flessibilità i modelli organizzativi contemperando le esigenze aziendali con quelle personali e di sviluppo sociale.
Spero che la politica interpreti il pericolo che stiamo correndo come Paese e adotti ogni azione utile per evitare questa catastrofe pandemica risparmiandoci le enormi incertezze che si intravedono all'orizzonte.
È arrivato il momento che il Governo ci deve dire tutta la verità per il bene nostro e dei nostri figli. Non dobbiamo avere paura di cambiare direzione e passo anche a costo di azioni forti se necessario.
L'unica ragionevole certezza che mi è rimasta riguarda la bontà dell'uomo.
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