Già a marzo scorso si era capito che nel Paese eravamo impreparati a gestire la situazione sanitaria Covid-19. In Sardegna le prime avvisaglie le abbiamo avute con i Punti stampa del Presidente Solinas.
Per molti Presidenti di Regione la questione Covid è stata anche l'occasione di apparire quasi giornalmente in video illustrando il bollettino dei contagi arricchito di grafici e commenti.
Già questo è apparso anomalo e forzato. Un momento di gloria inatteso.
Tuttavia il momento era importante per comunicare con le persone confinate in casa e subissate da un flusso continuo di servizi dei telegiornali che aumentavano la paura l'angoscia.
Il massimo lo abbiamo vissuto con gli interventi dei sanitari esperti che dicevano tutto e il contrario di tutto trasformando un problema serio in comparsate TV che esaltavano uno schema di comunicazione spesso dannoso.
I Presidenti di Regione ne hanno approfittato per ritagliarsi una loro parte e vestirsi da difensori pro tempore delle loro comunità. È così che l'Italia è diventata un'orchestra stonata di voci e controvoci che si alternavano a secondo della linea politica e convenienza.
1 Atto. Questo ha indotto il Presidente Solinas a entrare in scena con una piroetta verbale parlando per la prima volta di "passaporto sanitario" in ingresso per evitare il diffondersi di contagi di importazione. Questa proposta, forse in parte condivisibile come idea ma in concreto poco praticabile, è stata bocciata dal Governo, dagli illustri scienziati e da molti operatori turistici, che riscontravano disdette ogni volta che si spargeva la voce di nuovi controlli. Il risultato è stato di finire rovinosamente anche nei media nazionali e internazionali.
I media locale non si sono accorta quasi di niente per fortuna.
L'idea di prevenire i contagi poteva essere ragionevole e legittima ma chiamarla "passaporto" forse è stata un tantino esagerata con il risultato che ha danneggiato la Sardegna in termini di immagine e economici oltre che esposto lo stesso Presidente mediaticamente, complici anche i giornalisti in cerca di un osso da spolpare a favore dell'audience.
2 Atto. I videomessaggi, le videocronache, videopromesse e Ordinanze hanno avuto, in molti casi, più il sapore di un atto di forza e di sfida al Governo nazionale che una richiesta credibile e sostenibile concretamente.
Abbiamo assistito agli Ultimatum e agli ultimatum degli ultimatum da parte di Confesercenti, Federalberghi e Confindustria che insieme chiedevano di conoscere le norme tecniche per organizzare le loro strutture ricettive. La risposta è stata il silenzio come nelle migliori pratiche democristiane.
3 Atto. La Sardegna Covid-free ancora una volta ricalcava un messaggio presuntuoso che contraddiceva la vera realtà del momento che ci suggeriva prudenza anziché pronunciare parole scintillanti e spavalde. Soprattutto, perché così com'è accaduto, ci stavamo aprendo al flusso turistico nazionale e internazionale con tutte le vulnerabilità del caso.
4 Atto. L’ultimo atto, quello di concedere l’apertura delle discoteche ad agosto (contro il parere del Governo) pensando di favorire quel comparto economico, senza mantenere un adeguato controllo, ci ha procurato tanti di quei danni in termini di immagine e di reputazione che ci vorrà almeno un anno per mitigare il pensiero negativo che è stato appiccicato alla nostra terra "grazie" al prezioso contributo di primarie testate giornaliste nazionali che ci hanno fatto passare per untori.
Questi esempi, e non sono tutti, mi inducono a ritenere che l’elemento della strutturazione della Comunicazione istituzionale in tempo di crisi non è stata valutata, presuntuosamente e colpevolmente, necessaria da parte del Presidente Solinas. Le conseguenze di tale leggerezza ci sono costati cari e si protrarranno nel tempo seguendo un’onda lunga che alimenta il sentiment critico delle persone.
Allora mi chiedo se potevamo fare di più e meglio? Io credo di sì.
Sarebbe bastato essere umili, evitare di strumentalizzare il momento declinandolo come lotta politica con il Governo, prediligere comportamenti responsabili, misurati, accompagnati da parole e opere in linea con il buon senso.
La Sardegna avrebbe avuto necessità di mantenere un profilo più sobrio, basato sulla bellezza che accompagna il periodo delle vacanze garantendo controlli seri e efficaci vista l'attesa di flussi turistici importanti.
In tutto il periodo Covid abbiamo assistito a vari cambi di idee e di linguaggio da parte del Presidente Solinas che l'hanno proiettato nella scena nazionale creandogli non poche critiche e brutte figure organizzate ad arte per schernirlo.
Personalmente mi sono fatto la seguente idea.
Che il momento fosse complicato e difficile da gestire si era capito da subito vista la gravità delle decisioni prese dal Governo nazionale che ci mettevano in confinamento.
Che tali decisioni avrebbero creato gravi conseguenze nel nostro tessuto economico si era capito da subito, lo stesso.
Che i turisti sarebbero diventati preziosi come l’oro era abbastanza intuitivo vista la infodemia di cui sono stati capaci i canali mainstream.
Che tutti gli Stati europei si sarebbero mossi per trattenere i propri cittadini nei loro Paesi era intuitivo vista la gravità della crisi che si stava abbattendo sul comparto del turismo. Turismo di prossimità.
Che le persone spaventate e angosciate sono più fragili e dipendenti dal sistema di informazione è risaputo da quando esiste la televisione. Basta chiedere a Berlusconi!
Che in “guerra”, senza scomodare Sun Tzu, bisogna andarci preparati e equipaggiati a sufficienza l’abbiamo capito da piccoli con le lotte tra vicinati.
Che una buona strategia della comunicazione, seppur in parte liquida vista la situazione, era indispensabile per mitigare i contraccolpi che abbiamo subìto.
Questi punti sono solo una parte delle ragioni che il buon senso avrebbe dovuto suggerire alle autorità politiche regionali di dotarsi di un team di professionisti della comunicazione, capace di gestire le situazioni di criticità, compresa quelle che riguarda la reputazione della nostra terra che oggi è sfociata in una richiesta di danni da parte della Regione. Francamente mi sembra più un’azione di rappresentanza che un atto vero e proprio di richiesta di risarcimento economico e di immagine. Temo infatti che se anche ci dovessero riconoscere il danno di immagine questo non ci restituirebbe il danno economico subìto.
In questa cornice dei fatti la Regione ha preferito navigare a vista affidandosi ai media locali per raggiungere i cittadini. Quando, però, si trattato di saltare il mare. il confronto con giornalisti meno legati alla politica locale il Presidente è stato devastante raccogliendo quello che aveva seminato con l'utilizzo di espressioni tanto forti quanto deleterie che hanno ingenerato spavento e reazioni preoccupate da parte delle persone, di tanti operatori turistici e dei media nazionali e internazionali.
Si è voluto privilegiare la pomposità del linguaggio che si è scontrato con il sentimento del momento che stavamo vivendo in piena pandemia e che richiedeva un profilo più morbido e meno incline alla propaganda. Più serio.
In questo frangente alimentato da palesi errori nella comunicazione istituzionale, che immagino non saranno mai ammessi, anche il buon Paolo Manca, presidente di Federalberghi, forse pressato da tanti suoi colleghi, ha avuto un raro momento di contrasto pubblico contestando le formule utilizzate dal Presidente che stavano producendo più disdette che prenotazioni. Una specie di porta sfiga senza controllo che non sentiva ragioni del suo modo di fare.
Naturalmente l’uscita sui media è stata prontamente ripresa dal terzo guardiano, l’assessore Gianni Chessa, che ha reagito accusando Paolo Manca di fare “catastrofismo”. La reazione così aggressiva deve aver spaventato Confindustria che infatti, se non sbaglio, è rimasta in completo silenzio lasciando solo il presidente di Fedealberghi. D'altronde gli amici si vedono nel momento del bisogno.
Epilogo. Finalmente con il mese d’agosto la stagione sembrava prendere un leggero colorito con buone presenze in tutto il territorio isolano sino a quando non è scoppiato il caso dei contagi al Billionaire che hanno portato ad un susseguirsi di contrasti tra Briatore e il sindaco di Arzachena, Ragnedda, accompagnati dai titoli strillati di Repubblica e Corriere.
La "vivacità" di Briatore è famosa e ha dato il massimo di sé in un elegante video su Facebook dove ha dato del testa di c***o al sindaco di Arzachena, offendendolo personalmente e nel ruolo istituzionale. Anche quello sketch di cattivo gusto è passato inosservato nelle stanze di Villa Devoto che ha preferito rimanere in silenzio anziché censurare Briatore e difendere le scelte legittime del Sindaco. Per reagire, forse, si aspettavano di leggere quella frase scritta nei muri e così pubblicare un comunicato di censura in difesa del Sindaco. Dieci in ipocrisia!
Per rispondere a Briatore sarebbe bastato pubblicare una intervista al Conte Luigi Donà dalle Rose per insegnargli l’educazione e le buone maniere che contraddistinguono le radici culturali di chi ama e rispetta la Costa Smeralda.
È così che con lo scandalo dei contagi contratti nei locali della movida della Costa Smeralda sono partiti i titoli spaventa-turisti e ammazza-territori portandoci in dote le disdette per settembre e una richiesta di danni da parte della Regione Sardegna.
Ora che la battaglia mediatica contro la Sardegna si sta spegnendo e il proseguo andrà nelle aule di tribunale ci vorrebbe l’onestà intellettuale di capire se abbiamo sbagliato qualcosa o se potevamo fare meglio e di più per tutelare la nostra Sardegna e le imprese del comparto turistico, oltre che la dignità dei sardi. Io credo di sì e mi permetto di suggerire ancora una volta che per affrontare problemi di comunicazione così complessi è necessario ricorrere a esperti di gestione delle crisi che devono essere ascoltati e capiti. Ne avevamo bisogno prima, ne abbiamo bisogno ora e soprattutto ne avremo bisogno in futuro se vogliamo evitare altre trappole che ci portano al tracollo di immagine e di reputazione.
Diciamo che se vogliamo rimanere a questo livello bastano due amici di Nuoro per gestire la crisi: Mastru Impiastru chin Cicciu Pasticciu!
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